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  • Hall of Fame: la grazia di Martina Arduino

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    federica bagnera insegna danza alle farfalle azzurre della nazionale italiana
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    Dopo Nicoletta Manni e Virna Toppi, abbiamo incontrato anche Martina Arduino, prima ballerina del Teatro alla Scala ed ex allieva della Scuola di Ballo dell’Accademia.

    Per la Hall of Fame, Martina ha raccontato la sua storia, iniziando da quando aveva solo 3 anni…

     

    martina arduino come sylvia“Ho iniziato a praticare la danza classica un po’ per caso. Un giorno mia mamma portò mia sorella maggiore in una scuola di danza; io avevo solo 3 anni, ma mi piacque talmente quel luogo che insistetti per poter fare anch’io una lezione di prova.

    La direttrice della scuola, una volta terminata la lezione, raccontò a mia mamma che ero davvero molto portata e nonostante fossi piccolissima riuscivo comunque a sostenere il ritmo dei bambini più grandi. Da quel preciso istante non ho mai smesso di danzare.

    Ricordo che mi piaceva moltissimo l’idea di seguire uno stile di vita rigoroso, fatto di regole. Io sono sempre stata molto precisa e attenta ai dettagli. Per esempio, arrivavo sempre in anticipo a lezione e anche se avevo la febbre non volevo mancare”.

     

    Un sogno chiamato Scala.

    All’età di 9 anni, una mia compagna di corso, di qualche anno più grande di me, mi disse che avrebbe partecipato alle audizioni della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala.

    Mi incuriosì molto e così il mio insegnante mi propose di lavorare più duramente, così da prepararmi per presentarmi l’anno successivo. Non avevo la più pallida idea di quale fosse la differenza tra una scuola qualsiasi e l’Accademia, ero molto spaventata soprattutto di dover lasciare la mia città, la mia famiglia, e di allontanarmi dalle mie certezze. Inoltre, non avevo mai pensato che avrei potuto fare di questa mia passione una professione. 

    Iniziai la preparazione e pian piano compresi che quella poteva essere davvero la mia strada. 

    Il grande giorno del concorso, per me, arrivò nel 2006; mi presentai accompagnata da mia mamma e mio papà, da sempre i più grandi sostenitori.

     

    L’audizione in Accademia e il primo incontro con la signora Karpenko.

    Dato che il mio cognome inizia con la A, fui una delle prime ragazze ad affrontare la prova: indossai il mio body bianco, i collant e le mezze punte, poi entrai nella sala dove mi aspettava la commissione. La stanza mi parve enorme…infinita! Io, abituata ad una piccola scuola di danza torinese, ero completamente spaesata.

    Ci accolse un’insegnate che non avevo mai visto prima, la quale ci fece mettere in fila e chiese ad ognuno di noi di svolgere alcuni esercizi. Era la signora Vera Karpenko, la quale mi avrebbe seguita in quasi tutto il percorso accademico, divenendo una delle figure più importanti nella mia formazione e preparazione professionale.

    Terminata l’audizione, ci fecero accomodare fuori dall’aula, le porte si chiusero e rimanemmo in attesa dell’affissione del tanto agognato foglio che avrebbe comunicato l’esito.  Non appena si riaprirono le porte, ci lanciammo di corsa a cercare il risultato: vidi subito il mio cognome, ero la prima della lista. Iniziai a piangere a dirotto e corsi da mia mamma e mio papà per dar loro la bella notizia.

    Pioveva, quel giorno, e il cielo era grigio a Milano, ma lo ricordo come uno dei più bei momenti della mia vita.

    Nei giorni successivi venni convocata per la visita medica e iniziai con la settimana di prova, che l’Accademia propone per favorire l’inserimento delle “nuove reclute”. Ero ufficialmente diventata un’allieva della Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano!

     

    Una nuova vita.

    Il primo anno non fu facilissimo. Dovevo abituarmi a nuovi orari, nuovi insegnanti, nuove regole e metodi, ma soprattutto a una nuova città, lontana dai miei cari. In questo senso fu fondamentale individuare nella mia maestra non solo un’educatrice, ma anche un mentore che mi spronasse ad affrontare tutto questo. Pian piano capii che quella era la strada giusta e che volevo davvero diventare una ballerina professionista.

    L’Accademia ci concedeva tre mesi di vacanza nel periodo estivo. Questo mi ha permesso di girare l’Italia per seguire stage e masteclass tenuti da insegnanti nuovi e compagnia di danza internazionali. Per noi ballerini era un’occasione sia di provare nuovi metodi sia di farsi vedere come aspiranti professionisti. Nel passaggio dal sesto al settimo corso, per esempio, partecipai con un compagno di scuola ad uno stage tenuto dalla Iunior Company di Amsterdaam, presso il teatro della città. Fu un percorso di due settimane che prevedeva anche l’approfondimento della danza contemporanea, molto interessante.

     

     

    Il concorso in Scala a poche settimane dal diploma.

    Mi sono diplomata con il massimo dei voti nel 2015 e avevo già iniziato a lavorare in compagnia a partire da dicembre 2014, come riserva. Qualche settimana dopo l’esame del diploma, il Teatro alla Scala indisse una selezione per assumere nuovi ballerini: nel giugno 2015 entrai ufficialmente nel suo Corpo di Ballo.

    Dopo pochi mesi, il direttore della compagnia iniziò ad affidarmi i primi ruoli solistici. Probabilmente aveva visto le mie qualità e mi volle dare l’opportunità di crescere. Esibirsi su un palcoscenico così importante era motivo per me di grande orgoglio, ma anche di forte emozione: sapevo che le aspettative erano tante.

    A soli 21 anni fui nominata Prima Ballerina del Teatro alla Scala.Il mio sogno si era davvero realizzato!

     

     

    martina arduino in bayadereGaleotto fu Don Chisciotte…

    Il ruolo che ho nel cuore è Kitri, del Don Chisciotte, con cui ho debuttato in palcoscenico insieme a Marco Agostino, ex allievo della Scuola di Ballo, mio partner nella danza e anche nella vita da qualche anno. Condividere con lui così tanto ci rende molto complici, tanto nel lavoro quanto nella vita privata. In scena ci capiamo al primo sguardo e la confidenza che ci accomuna mi dà la possibilità di esprimermi con maggiore libertà.

    Poi amo particolarmente il ruolo del cigno nero e quello duplice di Odette/Odile ne Il lago dei cigni, che è stato uno dei primi ruoli che ho interpretato – a soli 19 anni. 

     

    Il rapporto con il pubblico.

    Il pubblico è un elemento fondamentale nella performance di un artista. Per esempio, in un balletto di III atti, quindi molto impegnativo, l’energia emanata dalla sala può sostenere il ballerino nella buona riuscita del suo lavoro. Non poterlo avere nel periodo di lockdown è stato molto difficile.

    Per questo, sebbene fossi rinchiusa in casa, ho cercato comunque un contatto virtuale utilizzando maggiormente i miei profili social. All’inizio pubblicavo solo foto sulla mia vita privata e quotidiana, poi ho capito che per i miei “followers” è importante tanto il racconto di Martina, ragazza di 24 anni che vive a Milano con il suo fidanzato, quanto quello della Arduino ballerina. Purtroppo, quando ho ripreso a lavorare ho avuto molto meno tempo per gestire il profilo di Instagram, ma ogni tanto cerco comunque di pubblicare qualche foto.

     

    La preparazione di un nuovo ruolo.

    Essendo giovane, mi è capitato molto spesso di dover debuttare in un ruolo. Comprendere al meglio come poterlo interpretare è un lavoro di estrema concentrazione, ascolto e studio – sia in sala col coreografo sia a casa per analizzare al meglio la storia e il significato che essa porta con sé. Ancora più stimolante è quando si lavora in coppia e si deve trovare la giusta armonia, l’equilibrio e la complicità per ritrovarsi insieme sul palcoscenico.

     

    Un consiglio per chi volesse intraprender questa carriera.

    Bisogna seguire questa strada solo se ci si crede veramente e se si è disposti a fare molti sacrifici. Bisogna essere pronti a affrontate i momenti di difficoltà con positività e nuova forza, senza abbattersi o gettare la spugna. E’ in lavoro bellissimo, ma non è per tutti.

    Inoltre, credo che il maestro sia la figura più importante, nella carriera di un ballerino.

    Abbiamo bisogno di un riferimento a cui affidarci per imparare tecnica e disciplina. È la presenza che più mi è mancata nel periodo di lockdown e di allenamento forzato in casa.


    Foto Brescia e Amisano©Teatro alla Scala

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    Accademia Teatro alla Scala, oggi presieduta da Giuseppe Vita e diretta da Luisa Vinci, è considerata fra le istituzioni più autorevoli per la formazione di tutte le figure professionali che operano nello spettacolo dal vivo: artistiche, tecniche e manageriali. La proposta didattica si articola in quattro dipartimenti (Musica, Danza, Palcoscenico-Laboratori, Management) per una trentina di corsi frequentati ogni anno da oltre 1.700 allievi.

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