“Fin da bambina ho amato ballare a ritmo di musica, senza aver mai preso una vera lezione. Quando capii che volevo fare la ballerina avevo 7 anni e chiesi ai miei genitori di portarmi in una scuola di danza. Inizialmente non erano molto felici di questa mia scelta: nessuno di loro aveva mai coltivato la mia stessa passione e avrebbero preferito che io mi impegnassi in uno sport. Nonostante ciò, iniziai a studiare seriamente danza classica.
Mi piacque subito e, infatti, non l’ho mai più lasciata!
A 10 anni venni spinta a partecipare all’audizione per la Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala e fui ammessa al primo corso. Ero molto spaventata, inizialmente, poiché era la prima volta che lasciavo la mia piccola città brianzola per una grande realtà come quella di Milano.
Ma mi sono impegnata con tenacia, mentre sognavo di diventare brava come Sylvie Guillem, Alessandra Ferri e tutti i ballerini del Teatro alla Scala che vedevo danzare durante gli spettacoli – o durante le visite organizzate dalla Scuola – ma che per me erano quasi delle divinità irraggiungibili.
Per migliorarmi sempre più, ho seguito anche molti stage estivi di perfezionamento: i primi anni con la mia insegnante Vera Karpenko, a Civitanova Marche; successivamente a Londra, per seguire uno stage di due settimane della Scuola del Royal Ballet presso White Lodge, e poi molti altri. L’estate è un buon momento per mantenere l’allenamento e avvicinarsi a nuovi metodi didattici.
L’anno del diploma in Scuola di Ballo ebbi un infortunio: avevo avuto un problema al piede destro e rimasi ferma per sei mesi, preparandomi poi in soli sessanta giorni al grande momento. Non potevo mollare proprio all’ultimo e trovai comunque la forza di diplomarmi con ottimi voti, concludendo il ciclo di otto anni di danza mentre parallelamente ottenevo la maturità linguistica.
Il mio sogno era diventato realtà!
Mi buttai nelle audizioni, al Semperoper Ballet di Dresda e al Teatro alla Scala. Scelsi di espatriare, inizialmente, perché avevo voglia di cambiare un po’ e visitare nuove realtà. Dopo un anno di esperienza fantastica in Germania, ho deciso di tornare a Milano: l’allora direttore del Ballo, Makhar Vaziev, mi voleva alla Scala.
È iniziata così la mia fase scaligera. Passati due anni dal mio rientro, il direttore Vaziev mi ha promossa Solista e, dopo altre tre stagioni, Frédéric Olivieri – subentrato ad interim nel ruolo di direttore – mi ha nominata Prima Ballerina, rendendo concreta l’ambizione di una vita.
Per superare qualsiasi traguardo c’è, per me, un solo ingrediente necessario: l’impegno costante. Non è una carriera facile, sebbene sia appagante. L’unica cosa che mi sprona ad andare avanti nei momenti di difficoltà o sconforto è il ricordare la mia motivazione iniziale che mi ha spinto verso questa scelta. Mi rendo conto che quello che faccio mi piace e non ne potrei farne a meno.
Il periodo storico che stiamo vivendo, e la chiusura improvvisa dei teatri, mi ha fatto capire quanto mi piaccia il rapporto con il mio pubblico e quanta forza io possa trarre da esso. Il peso del silenzio è stato davvero difficile da sostenere!
Amo molto anche il rapporto che ho con il mio pubblico virtuale, che mi segue attraverso i social. Premetto che adoro la fotografia e la moda e quando ho aperto il mio account Instagram l’ho fatto ad uso personale. Poi, però, ho capito che i social, in particolare Instagram, avrebbero potuto far conoscere sia Virna persona sia Virna ballerina. Volevo mostrarmi per ciò che sono: una ragazza normalissima.
Prima del lockdown le mie giornate in teatro erano molto abitudinarie: colazione, arrivo in Teatro verso le 9 per la vestizione, il trucco e l’acconciatura; dopo una lezione di un’ora e un quarto, verso le 11.30 iniziano le prove, che proseguono fino alle 17.30, con una breve pausa pranzo. La sera cerco di riposare guardando un film a casa, o facendo una passeggiata al parco o un aperitivo con gli amici.
Quando è scoppiata la pandemia non ero in Italia, stavo lavorando a Monaco di Baviera. Sono stata davvero male a livello psicologico, non sapevo cosa sarebbe accaduto e avevo paura per la mia famiglia lontana. Non ero angosciata per il mio lavoro (parlo da privilegiata poiché ho un contratto a tempo indeterminato), ma ho sentito racconti di amici e colleghi che non hanno avuto la mia stessa fortuna e tutela.
Ma non bisogna mollare, mai.
Il consiglio che mi sento di dare a chi sogna di entrare nella prestigiosa scuola scaligera è di farlo solamente se spinti da passione personale. È un percorso molto impegnativo, che richiede dedizione totale e che è costellato anche di momenti di sconforto, ma l’importante è non dimenticare mai cosa ci spinge a danzare. Ovviamente non esiste solo il teatro, come punto di arrivo per un ballerino, ma se il teatro rappresenta il proprio sogno allora bisogna lavorare ogni giorno con costanza mettendoci il cento per cento, per far sì che tutto si realizzi.
Il ritratto di Virna è di Vito Lorusso.
Le foto in scena sono di Brescia e Amisano © Teatro alla Scala.