Il primo ritratto di marzo per la nostra Hall of Fame è dedicato a Marguerite Frison-Roche, ex allieva del Master in Performing Arts Management che attualmente vive a Parigi, sua città natale, dove lavora nello staff di un candidato alle presidenziali francesi 2022.
Scopri con noi il suo percorso e ricorda che le iscrizioni al Master in Performing Arts Management sono aperte – puoi cliccare qui per i dettagli!
Qual è stata la tua formazione prima di entrare in Accademia?
La politica e il teatro d’opera sono le mie due più grandi passioni di sempre. Ho studiato, infatti, Scienze Politiche al Collège Universitarie di Parigi e contemporaneamente ho scelto di frequentare Lettere Moderne all’ Università Sorbonne. Successivamente ho conseguito il Master in Public Affairs Schools – Cultural Management and Public Policy che mi ha permesso di accedere ad uno stage presso l’Opéra National de Paris, nella Direzione musicale, che è durato 7 mesi: da gennaio a luglio 2019. Nello stesso anno ho scoperto il Master in Performing Arts Management dell’Accademia Teatro alla Scala e, nonostante a Parigi mi avessero proposto di proseguire la collaborazione con un contratto di lavoro, decisi di presentarmi alle selezioni in Italia.
Come mai deciso di rinunciare ad una proposta di lavoro così importante per studiare a Milano?
Ero interessata a comprendere al meglio la cultura manageriale italiana nell’ambito del teatro e avevo paura di restare intrappolata nella realtà francese se non avessi esplorato nuovi ambienti e creato un network differente dal mio. Questo master nasce dalla collaborazione tra il MIP Politecnico di Milano – Graduate School of Business e l’Accademia Teatro alla Scala, un connubio ideale: da una parte l’innovazione e dall’altra la tradizione. A distanza di tre anni posso affermare con certezza che è stata la scelta migliore che potessi prendere.
Il Master permette l’accesso a ragazzi di tutto il mondo e provenienti da contesti completamente diversi. Come ti sei trovata con il tuo gruppo di lavoro?
Mi sono trovata benissimo con tutti i componenti del gruppo. Io ero l’unica allieva di nazionalità francese e con una formazione in scienze politiche. È stato molto interessante poter incontrare artisti, musicisti o ragazzi con una formazione più tecnica, come economia, giurisprudenza, marketing…. Inoltre, anche l’età era differente: io ero una delle più giovani, avevo 23 anni e – come anticipato – dopo gli studi avevo avuto solamente una piccola esperienza di stage. C’erano però anche ragazzi più vecchi di me, inseriti nel mondo del lavoro già da diverso tempo e che desideravano perfezionarsi o aggiornarsi.
Il master prevedeva moltissime esercitazioni di gruppo, utili per fissare al meglio i concetti teorici appresi in aula. Il lavoro di gruppo era l’occasione ideale perché ognuno di noi potesse mettere in luce e sfruttare le proprie abilità e conoscenze.
Parli molto bene italiano, come l’hai imparato?
Quando studiavo al Collége Universitarie, vi era l’obbligo di svolgere uno dei tre anni all’estero e io scelsi, nel 2016, Roma. Nella vostra Capitale ho seguito corsi di letteratura e storia dell’arte all’Università “La Sapienza”. Appena arrivata non parlavo una parola d’italiano, ma pian piano sono migliorata. Volendo lavorare nell’ambito del teatro d’opera, sapevo che sarebbe stato fondamentale imparare la lingua di una delle tradizioni più celebri al mondo.
Il master offre la possibilità di svolgere degli stage presso differenti istituzioni culturali in Italia e all’estero. Quali sono state le tue esperienze?
Ho svolto uno stage di sei mesi presso la Fondazione del Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française di Venezia, nell’ambito dell’Ufficio Comunicazione. Qui ho avuto l’opportunità di vedere il funzionamento e le potenzialità del digital marketing. Successivamente, nel settembre 2021, sono tornata a Milano e sono stata per tre mesi al Teatro la Scala, per affiancare la Direzione Artistica – in quel periodo il Teatro stava lavorando ad una rassegna dedicata a Rossini e alla Prima del Macbeth.
Qui ho imparato a gestire al meglio la fase di contrattazione con gli artisti: c’è un grande lavoro psicologico a monte, perché è importante comprendere chi ti trovi di fronte e qual è il suo stato emotivo del momento. Inoltre, non tutti gli artisti sono uguali: non puoi approcciarti a un grande artista come, per esempio, Placido Domingo come faresti con un giovane cantante. Questo non te lo insegna nessun corso, lo apprendi con l’esperienza.
Ultimato il tuo stage come è proseguito il tuo percorso?
Sono tornata a Parigi e oggi lavoro nello staff comunicazione di un candidato alle presidenziali francesi che si terranno ad aprile. Principalmente mi occupo di Pubbliche Relazioni con gli stakeholder culturali della città: artisti, intellettuali e persone comuni per poter far emergere le nuove esigenze in questo ambito.
La richiesta principale è quella di investire maggiormente nella valorizzazione del nostro patrimonio culturale. Inoltre, vi è molta sensibilità rispetto al tema della censura.
Gli artisti chiedono molta più libertà di espressione nel trattare i temi d’attualità.
Quanto, a tuo parere, la politica deve aver a che fare con la cultura?
Per me, la politica e l’arte sono legati da sempre. Non possiamo pulire l’arte di tutte le riflessioni legate al contesto che viviamo ogni giorno.
Io sono per la libertà d’espressione e vorrei che venisse lasciato al pubblico la possibilità di crearsi un’opinione. Mi fa paura la censura, vorrei che l’arte potesse parlare di tutto. Escludere una riflessione ci allontana dalla verità.