Per la Hall of Fame, la rubrica che parla degli ex allievi dell’Accademia, abbiamo incontrato lo scenografo Roberto Boldini.
Roberto, anche tu hai seguito il percorso “canonico” dall’Accademia di Belle Arti a quella scaligera? Raccontaci com’è nato il tuo interesse verso la scenografia e come sei arrivato a iscriverti a questo biennio così affascinante quanto intenso.
Si, anche io ho fatto il percorso classico, qui a Milano: Accademia di Brera e poi la possibilità di frequentare l’Accademia Teatro alla Scala. Ma in realtà il mio interesse per la scenografia nasce per caso, o meglio, nasce da un bisogno che avevo dentro prima ancora di sapere cosa fosse la scenografia. Vengo da un paesino minuscolo, dove il teatro è una realtà sconosciuta. Ho trovato il mio terreno fertile negli spazi dell’oratorio: lì ho iniziato a progettare allestimenti, costruire, ma anche a fare i conti con un budget, con gli imprevisti e il poco tempo. E ho scoperto che tutto questo mi dava una carica fortissima.
Il test per l’Accademia Teatro alla Scala è arrivato per caso (o destino?). In prossimità della laurea a Brera, il concetto di bozzetto non mi bastava più; sentivo il bisogno di toccare con mano la parte concreta del progetto scenografico. Ho visto l’annuncio dell’Accademia sui social e mi sono detto “proviamoci”… Mai mi sarei immaginato di superare nemmeno la prima scrematura!
Hai un ricordo particolarmente speciale dei tuoi anni in Accademia?
Più che un ricordo, la sensazione concreta di essere immerso nella storia del teatro e della scenografia e prenderne mano a mano consapevolezza.
Il fascino di questa storia lo si percepiva tutti i giorni, attraverso la collezione di modellini degli spettacoli passati, o aneddoti su scenografi e produzioni storiche. Ho intimamente capito che il “mestiere” delle maestranze è qualcosa di più complesso di una tradizione semplicemente tramandata: è in realtà una stratificazione di esperienze, di innovazioni nate per una specifica produzione, arrivate dallo scambio con altri teatri o portate dagli scenografi. È un concetto che mi emoziona e che mi piace raccontare.
Cosa augureresti a tutti coloro che oggi si stanno iscrivendo al test di ammissione?
Indipendentemente dall’esito delle selezioni, auguro a tutti di avere la stessa fortuna che ho avuto io. Auguro quindi un futuro ricco di tante occasioni, che siano dentro o fuori al mondo scaligero, ma soprattutto la fortuna di incontri con persone che siano nutrimento per la loro crescita lavorativa e personale.
L’immagine che ritrae Roberto Boldini al lavoro nei Laboratori “Ansaldo” del teatro alla Scala è di © Laura Ferrari.
La seconda immagine in articolo riprende “The Medium” per il Teatro Nazionale di Zagabria.