Per la serie “Uno alla volta, per carità!”, oggi vi presentiamo un’intervista a due con Andrea Tanzillo e Fan Zhou, rispettivamente tenore italiano e soprano cinese, allievi del biennio 2021-23 dell’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla Scala. “Uno alla volta, per carità!” è una serie di contenuti dedicati ai solisti che il 15 ottobre 2023, in occasione del Concerto Istituzionale al Teatro alla Scala, riceveranno il Diploma dal Sovrintendente del Teatro, Dominique Meyer.
Partiamo dal principio: com’è stato il vostro primo approccio all’Opera? Raccontateci come avete vissuto questa passione per il canto e le esperienze che vi hanno portati a decidere di venire a Milano per studiare quest’arte.
Fan: La mia casa d’infanzia in Cina era piena di CD di musica classica. Sinfonica, opera, musica da balletto, ascoltavo di tutto. È nato così il mio primo approccio con l’opera. Ricordo che mi era rimasto impresso il primo ascolto della Turandot, che racconta una storia orientale che ha ovviamente una risonanza naturale con me e con la mia famiglia. La melodia del tema è una canzone popolare ben nota in Cina, che era davvero impressionante e meravigliosa. Fin da piccola dunque provavo molto amore per la musica, iniziando a cantare in coro e poi come solista. Gli anni passavano e io studiavo molto, con un sogno in testa: andare nel luogo in cui è nata l’opera, l’Italia e l’Accademia del Teatro alla Scala, la Mecca dell’opera, per avere una comprensione e un rapporto più profondo con la cultura di questa bellissima arte.
Devo dire che ad oggi l’opera lirica in Cina è molto popolare, vengono prodotte produzioni in lingua originale, si stanno riscoprendo lavori sconosciuti di compositori cinesi e inoltre i teatri principali invitano spesso i più famosi cantanti al mondo oppure ospitano tournée. Una cosa bellissima è che il 70% di pubblico è rappresentato da ragazzi molto giovani!
Andrea: Anche la mia passione per il canto nasce in famiglia, da bambino. Ricordo che alle feste di famiglia prendevo sempre il microfono per cantare “io vagabondo” dei Nomadi, e con tutto l’affetto dei miei cari questa passione si alimentava sempre di più dentro di me. L’approccio all’opera lirica è arrivato in età adolescenziale, quando per gioco imitavo la voce impostata di mio fratello, anche lui cantante lirico e tenore come me, finché un bel giorno proprio lui mi disse “sai che penso seriamente che tu abbia forti potenzialità per iniziare un percorso in conservatorio da cantante lirico.” Da lì in poi è diventata una forte passione, un lavoro, quasi una droga, finché non ho provato a vincere il concorso per entrare a far parte dei solisti dell’Accademia del Teatro alla Scala, (vinto il giorno del mio compleanno tra l’altro), ed eccomi qua a vivere intensamente questa enorme opportunità che sta per volgere al termine.
Ci parlate degli anni trascorsi in Accademia?
Fan: I miei anni di accademia sono stati fantastici. Devo dire che sono stati anche molto tranquilli e sereni, ho avuto il tempo prezioso per concentrarmi su me stessa. Ho trovato inoltre amici meravigliosi e grandi insegnanti, ben noti come grandi artisti: Maestra D’Intino, Maestro Scalera Maestro D’Elia… tutti i migliori ci hanno aiutato a modellare la nostra voce e il nostro talento per diventare dei professionisti e ora siamo pronti!
Andrea: Confermo, siamo davvero una bella squadra, sono davvero felice di aver instaurato con docenti e colleghi un rapporto davvero familiare. In generale, i miei anni in Accademia sono stati un tripudio di emozioni contrastanti, sorrisi, pianti, ansie, paure, ma tante tante soddisfazioni. L’opportunità di poter studiare e formarmi con artisti di fama internazionale rende il percorso molto interessante e mi ha consentito di acquisire una buona struttura tecnica e mentale per affrontare il palcoscenico. Per quanto mi riguarda rifarei questa esperienza altre mille volte.
Qual è stata la sfida più grande che avete affrontato ad oggi?
Fan: Credo che la sfida più grande finora sia stata quella di rinunciare al lavoro in Cina per realizzare il mio sogno, doverlo fare proprio in mezzo alla pandemia. Tutto era sospeso ed è stato difficile andare avanti da sola e in un paese non mio, ma la vita va avanti e ora sono fiera di aver superato un periodo così disarmante.
Andrea: La più grande sfida che ho affrontato nel mio percorso in Accademia è stata quando ho ricevuto l’opportunità di essere cover di Rodolfo nella Bohème firmata Zeffirelli. Per diversi giorni ho potuto affrontare prove sceniche, musicali, e prove all’Italiana con artisti di fama internazionale. Mi sono sentito “piccolo” tra i “grandi” della lirica odierna, ma ho vissuto e goduto totalmente quei momenti, anche perché guidati da un regista fenomenale come Marco Gandini, che si dedica ai giovani in modo particolare e accurato attraverso milioni di consigli, accorgimenti e trucchi del mestiere. Sono veramente grato di tutto questo.
La carriera di un cantante lirico può essere tanto meravigliosa quanto impegnativa e sfidante. Ci possono essere pressioni, aspettative, rischi ma anche emozioni e soddisfazioni incredibili. Inoltre, nel vostro lavoro interpretate diversi ruoli che vi portano a vivere viaggi emotivi intensi: nel lavoro di interpretazione del personaggio sentite le sue emozioni, i suoi pensieri, la sua tristezza e la sua gioia. È una esperienza che può essere molto profonda. In generale, questo lavoro è percepito da molti come molto affascinante ma anche molto complesso. Cosa ne pensate? Come gestite gli aspetti più impegnativi di questa carriera?
Fan: Sì, come hai detto tu, non è una vita leggera o semplice, ma è davvero significativa. Dobbiamo portare in scena vite che non sono le nostre ed è molto affascinante ma anche complesso. Siamo esseri umani, a volte può essere stressante affrontare la tensione del palcoscenico e anche quella al di fuori del teatro, del lavoro. Ciò che mi ripeto è che più la vita è intensa più dobbiamo viverla con calma. Mi preparo al meglio e poi canto con il cuore.
Andrea: Questa è una bella domanda: penso che per un artista, e soprattutto un cantante lirico che in scena è messo totalmente a nudo con il proprio strumento a disposizione, affrontare il pubblico ogni qual volta si mette piede in palcoscenico non è affatto semplice, bisogna cercare di essere sempre concentrati al massimo per far sembrare ore e ore di studio e preparazione una cosa naturale, semplice e senza fatica, ma, soprattutto non lasciarsi trasportare completamente dalle emozioni che vive il personaggio, rimanendo sempre lucidi e razionali in quei momenti dove si rischia seriamente di farsi male, perché il personaggio che si interpreta vive una vita effimera, lo strumento che abbiamo a disposizione no, e potrebbe poi risentirne. Per quanto riguarda la pressione, le paure, le ansie, non credo esista un modo per controllarle, vanno vissute e accettate perché fanno parte della vita di tutti i giorni, ed è giusto così.
Quanto è stato importante il sostegno dei donors durante questo percorso? Che cosa ha significato per te?
Fan: Il mio percorso è stato sovvenzionato dal Ministero degli Affari Esteri e non potrei essere più grata. Mi ha dato una base per la carriera che ho sempre sognato.
Andrea: Durante questo biennio ho personalmente avuto la fortuna di avere il sostegno – non solo economico – dei donatori, i signori Staffico, due persone eccezionali che con educazione e discrezione hanno saputo accompagnarmi in questo percorso. Dalla mia spero di aver ripagato il tutto con studio e dedizione e non vedo l’ora un domani di poter invitarli a qualche mia performance teatrale.
(“Sulla tomba che rinserra” da Lucia di Lammermoor)
Si ringrazia la Fondazione Milano per la Scala con Luigi e Patrizia Staffico per il sostegno ad Andrea Tanzillo