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    Il nuovo ritratto della Hall of Fame è dedicato a Federica Ferri, ventitreenne originaria di Clusone, in Val Seriana (provincia di Bergamo).

    Ex allieva del Corso di special make-up, oggi lavora come make-up artist e illustratrice freelance. Conosciamo meglio la sua storia…

     

    Vuoi scoprire tutto, ma proprio tutto sul Corso di special make-up dell’Accademia Teatro alla Scala? Clicca qui per andare alla pagina del corso e ricorda che puoi iscriverti alle selezioni fino al 20 settembre 2022!

     

    Federica, come hai scoperto il mondo degli effetti speciali?

    Sono una grande appassionata di cinema, di letteratura fantasy e del mondo dell’illustrazione, mi è sempre piaciuto molto disegnare. Sono nata a Clusone, un piccolo borgo di origine medioevale dove il valore per la tradizione e l’artigianalità locale è molto sentito. Sono la classica nerd che si scarica i contenuti speciali e i back stage dei film per capire come sono stati realizzati.

    Il mondo degli effetti speciali mi ha incuriosito per la prima volta guardando la trilogia de Il Signore degli anelli, diretta da Peter Jackson, che ha portato lo special make-up ad un’evoluzione ulteriore, tenendo però un piede ben piantato nel passato e puntando su modellini e miniature, come fece a suo tempo George Lucas per l’altra storica trilogia, quella di Star Wars. Vidi un documentario del film dove spiegavano che il regista era ricorso anche ad effetti digitali per fondere al meglio il lavoro degli artisti che hanno collaborato al film, programmatori e scultori hanno dato spessore e fisicità al mondo creato da Tolkien, immaginato nel corso degli anni dai più grandi illustratori.

    Insomma, mi appassionai talmente tanto alla materia che cercai subito un corso nella zona di Milano e scovai così il sito dell’Accademia.

     

    Cosa hai apprezzato maggiormente del Corso di special make-up dell’Accademia?

    Questo programma, in particolare, ti permette di metterti subito alla prova nel realizzare tutto ciò che ti servirà per impostare il tuo lavoro da libero professionista. Ho imparato a scolpire, realizzare un calco o una maquette. C’è molta teoria, ma sicuramente la pratica è predominante.

     

    effetto speciale geisha realizzato da federica ferri

    Raccontaci una tua giornata tipo in Accademia…

    Arrivavo in laboratorio intorno alle 9, preparavo la mia postazione di lavoro – che doveva essere pulita e in ordine – indossavo il grembiule e di solito per ogni nuovo progetto c’era la presentazione da parte del docente, con una dimostrazione pratica per illustrarci la tecnica da utilizzare. Quindi, partivamo col modellato. Tutto il lavoro si protraeva lungo la settimana, perché parliamo di tempi di realizzazione abbastanza lunghi e impegnativi.

     

    Qual è il progetto che ti ha maggiormente appassionato?

    Nel 2018 abbiamo preso parte alla “Prima Diffusa”, la manifestazione promossa dal Comune di Milano e Edison in preparazione alla Prima del Teatro alla Scala che, quell’anno l’Attila di Giuseppe Verdi. 

    A noi allievi fu chiesto di rileggere l’Attila e tradurlo in un progetto espositivo, articolato e sviluppato in diversi luoghi della città, volto a valorizzare il lavoro delle molteplici figure professionali – tecniche e artistiche – che collaborano alla realizzazione di un’opera teatrale e che vengono formate in Accademia: dallo scenografo al sarto, dall’esperto in effetti speciali al lighting designer fino al fotografo e al videomaker.

    Il progetto fu inaugurato presso la Sala Viscontea del Castello Sforzesco e comprendeva una videoinstallazione e l’esposizione di bozzetti e figurini ispirati all’opera verdiana, costumi di scena di storiche edizioni scaligere, oltre a progetti di special make-up con la realizzazione live del trucco speciale per il personaggio principale. Il tutto era contornato da uno “spazio sonoro” dominato da grandi pannelli, sui quali scorrevano video e immagini fotografiche. Un progetto davvero complesso, ma molto interessante!

     

    Puoi descriverci più nel dettaglio le fasi di realizzazione di un progetto del genere, per la parte di effetti speciali?

    Si parte dal progetto.

    Devi avere una buona idea di quello che realizzerai, quindi si inizia con una piccola maquette in plastilina, un modellino, in questo caso di Attila.

    Una volta che hai definito per bene quello che vuoi creare, si procede con il calco, in gergo il live cast: si prende il calco della testa e del viso della persona che funge da modello. Per questa occasione si era gentilmente prestato un artista del coro della Scala, di origine asiatica.

    Il calco ovviamente va poi lavorato su misura, perché può essere rassomigliante quanto vuoi, ma deve necessariamente essere adattato al volto reale.  Di solito si realizza sia la parte frontale sia il retro, che poi si sigilla con il silicone, come il guscio di un uovo.  Dopo la modellazione si passa poi alla colorazione della pelle e alla realizzazione di tutti i suoi dettagli.

    Il calco deve essere riempito di schiuma, perché il silicone è pesante.  

    Quindi si inseriscono gli occhi, in quel caso in resina e realizzati con la pompa del vuoto, e poi si inseriscono i capelli inseriti in una calotta di silicone, un po’ come si fa per una parrucca…e voilà, il gioco è fatto.

    In realtà è un lavoro lungo: noi eravamo in quattro e ci abbiamo messo un paio di mesi!

     

    Cosa comporta questo mestiere? La parte teorica è corposa?

    effetti speciali di special makeupDevi saper fare tante cose in realtà: devi essere un po’ un piccolo chimico molto creativo, ma allo stesso tempo anche molto pratico. Bisogna studiare bene la cosmetologia, perché andando a toccare il volto delle persone devi sapere i rischi nei quali potresti incorrere e la natura chimica dei prodotti che  vai a  usare su determinati tipi di pelle.

    Per esempio, alcuni non possono mettere le protesi in silicone perché il loro sudore è particolarmente acido e quindi potrebbe corrodere l’adesivo della protesi, rischiando che non aderisca perfettamente e che si stacchi.

    È un mestiere pieno di chimica e matematica, nel senso che devi saper calcolare i pesi e le misure del materiale che andrai ad utilizzare. Il calcolo preliminare ti permette anche di non utilizzare troppo materiale, evitando sprechi inutili.

    Devi poi sapere lavorare in team, senza ostacolare il lavoro degli altri  – e ovviamente essere molto preciso e cauto: trattiamo sempre progetti che richiedono molto tempo, non si realizzano mai in poche ore.

     

    Quali sono i principali materiali impiegati negli effetti speciali tradizionali, oggi?

    Sicuramente gli strati di lattice, la plastilina, l’argilla, il gesso (davvero molto impiegato!) per fare i calchi e la schiuma di lattice in silicone per realizzare le protesi. Per i dettagli come gli occhi viene utilizzata la resina e per capelli, baffi e basette usiamo gli stessi materiali che si utilizzano per le parrucche.

     

    Come si è evoluto il mondo degli effetti speciali, negli anni?

    Anche se oggi “effetti speciali” fa rima con grafica computerizzata e computer generated imagery, come dimostrano kolossal come Avatar e Hugo, non tutto può essere realizzato con un software.

    Il primo effetto speciale risale al 1985 quando Alfred Clark mise in atto un stop motion durante le riprese del film dedicato a Maria Stuarda. La scena della decapitazione, infatti, fu divisa in due registrazioni: la prima con gli attori in carne ed ossa e la seconda con un pupazzo che sostituiva la protagonista.

    Oggi abbiamo ancora dei bellissimi esempi dove il lavoro artigianale degli effettisti ha avuto la meglio. Per esempio, tutti i film di Guglielmo del Toro o Sweet Tooth, un prodotto Netflix girato nel pieno della pandemia in Nuova Zelanda, la serie tv tratta dai fumetti DC scritti da Jeff Lemire e ambientata in un mondo in cui dopo un’epidemia su scala mondiale nascono dei bambini ibridi uomo-animale. Uno dei personaggi più iconici di Sweet Tooth è senza dubbio Bobby, l’ibrido bambino-roditore. Rispetto ad altri ibridi, che sono stati realizzati truccando bambini con make-up prostetico (tra tutte la sua amica Wendy, mezza bambina mezza maialino), Bobby è stato creato completamente come pupazzo animatronico, il cui realismo è stato aumentato poi dagli effetti visivi.

     

    Quali sono i profili social che segui di più?

    Quello di Valentina Visentin e Andrea Leanza, ma soprattutto quello della nostra associazione italiana di effettisti EffectUs, un’associazione di categoria che organizza concorsi, workshop, eventi e corsi d’aggiornamento molto utili.

     

    Ultima domanda: in quale progetto sei impegnata, al momento?

    Lavoro come truccatrice ed effettista per video clip musicali o spot a chiamata. Inoltre, non ho mai abbandonato la mia passione per l’illustrazione: oggi ne ho fatto una vera professione.

    Inoltre continuo a studiare e aggiornarmi e mi sono iscritta alla Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti.

    Mi piacerebbe moltissimo poter sfruttare le mie competenze all’estero, soprattutto in Inghilterra o in America, dove attualmente vengono realizzate le più grandi produzioni cinematografiche.

     

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    Accademia Teatro alla Scala, oggi presieduta da Giuseppe Vita e diretta da Luisa Vinci, è considerata fra le istituzioni più autorevoli per la formazione di tutte le figure professionali che operano nello spettacolo dal vivo: artistiche, tecniche e manageriali. La proposta didattica si articola in quattro dipartimenti (Musica, Danza, Palcoscenico-Laboratori, Management) per una trentina di corsi frequentati ogni anno da oltre 1.700 allievi.

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