Dopo aver interpretato lo scorso 12 maggio il Quartetto per archi in re minore D810 “Der Tod und das Mädchen” di Franz Schubert nella trascrizione per orchestra d’archi di Gustav Mahler, gli allievi dell’Accademia incontrano ora un altro capolavoro della letteratura per strumenti ad arco nella trascrizione di un grande direttore come Toscanini. Il Quartetto per archi in mi minore, scritto a Napoli nel 1873, per ovviare all’attesa della prima rappresentazione di Aida al Teatro San Carlo rimandata a causa di un’indisposizione di Teresa Stolz, è l’unica composizione verdiana di questa forma musicale che, si legge in una missiva dell’autore a Giulio Ricordi, egli definiva “pianta fuori di clima” in Italia.
È lo stesso Pietro Mianiti, nell’introduzione che precede il concerto, a ricordare il pregio e la notevole difficoltà tecnica della partitura, che richiede notevoli capacità virtuosistiche, rispetto a quella di Schubert che esige, invece, maggiori doti espressive: “I giovani musicisti dell’Accademia devono riuscire a respirare insieme, in funzione dell’ascolto reciproco. Il tipo di attacco sulla corda in questa composizione vuole una grande esperienza, pertanto gli allievi hanno dovuto studiare moltissimo ed applicarsi a lungo. Lo scambio continuo fra le parti, le diverse esigenze espressive e di suono domandano grandi abilità esecutive ed interpretative, con una tecnica, un’intonazione, una tenuta dell’arco veramente ardue. La fuga finale è complicatissima, ma gli allievi sapranno affrontare la prova con serenità e determinazione”.