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  • La scuola di ballo dell’Accademia per la prima volta ad Abu Dhabi

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    • La scuola di ballo dell’Accademia per la prima volta ad Abu Dhabi
    Un Elisir a misura di bambino
    Cenerentola al Teatro Grande

    Venerdì 9 novembre alle 20 la Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala per la prima volta si esibisce ad Abu Dhabi, all’Emirates Palace, in uno spettacolo dal titolo La Scala Academy Ballet Stars, promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale degli UAE nell’ambito dell’VIII edizione dell’Abu Dhabi Music Programme, sotto il Patrocinio di Sua Altezza Sheikh Abdullah bin Zayed Al Nahyan.

    Il programma, particolarmente ricco, prevede pagine di balletti intramontabili come Paquita, La Bayadère, Napoli accanto a uno dei capolavori della produzione di Roland Petit, come Gymnopédie. A ciò si aggiungono due creazioni ideate da Emanuela Tagliavia, coreografa e docente di danza contemporanea della Scuola scaligera.

    La serata si apre con una suite da La Bayadère firmato da Marius Petipa nel 1877 su musica di Ludwig Minkus, fra i balletti più emblematici del repertorio romantico, in cui predomina il gusto per l’esotismo, il soprannaturale e il sentimentalismo. Ispirato al poema indiano Śakuntalā di Kālidāsa, richiede un’assoluta perfezione nei movimenti e virtuosismi altissimi.

    Segue Variations for five, una creazione appositamente ideata per Abu Dhabi da Emanuela Tagliavia su musiche di Johann Sebastian Bach.

    Quindi, la prima parte dello spettacolo si chiude con l’interpretazione di una pagina classica fra le più note del repertorio coreutico, Paquita, nella versione concepita ancora dalla geniale vena creativa di Marius Petipa nel 1881 su musiche di Ludwig Minkus (il primo balletto con questo titolo era stato ideato nel 1846 da Joseph Mazilier su libretto di Paul Foucher e musiche di Édouard-Marie-Ernest Deldevez): gli allievi eseguiranno il celebre Pas de trois del primo atto. Il balletto, che diversamente dall’iconografia tradizionale romantica popolata da regni incantati di silfidi e spiriti danzanti, si distingue per l’ambientazione realistica, narra le vicende della zingara Paquita che in Spagna, durante l’occupazione napoleonica, dopo una serie di peripezie convola a nozze con l’amato ufficiale francese Lucien d’Hervilly.

    La seconda parte si apre con Gymnopédie di Roland Petit, creato per il Balletto Nazionale di Marsiglia sugli omonimi tre pezzi per pianoforte di Eric Satie. Inserito inizialmente in Ma Pavlova, spettacolo del 1986 che rendeva omaggio ad Anna Pavlova, diva del Primo Novecento, Gymnopédie si è poi sviluppato nel 1988 in Tout Satie, spettacolo – o dance concert, come lo chiamava Petit, – in un solo atto. La creazione fu pensata per tre primi ballerini della compagnia, Dominique Khalfouni, Denys Ganio e Luigi Bonino. La figura femminile, con un lungo tutù bianco e seducenti guanti neri, dipinge una nuova immagine della ballerina eterea e delicata, in dialogo con le figure maschili impegnate in pose plastiche, che nella gestualità atletica richiamano gli esercizi ginnici delle feste spartane cui si ispirano i pezzi di Satie. A rimontare il balletto è stato chiamato lo stesso Bonino, a lungo collaboratore del coreografo francese, che non solo creò per lui balletti di grande intensità, ma lo scelse come suo assistente ed erede.

    Ancora un pezzo di Petipa mette alla prova le doti dei giovani ballerini nel repertorio classico, impegnati nella variazione da Esmeralda, balletto ispirato al romanzo di Victor Hugo Notre Dame de Paris, che il grande coreografo russo rivisitò in varie occasioni fra il 1886 e il 1899 dall’originale ideato da Charles Perrot nel 1844 su musiche di Cesare Pugni.

    La tragica vicenda del deforme Quasimodo, invaghito della gitana Esmeralda, contesa dall’arcidiacono Frollo e innamorata, follemente ricambiata, del capitano Phoebus, rivive sul palcoscenico dell’Emirates Palace nella celebre variazione del tamburello.

    Dopo una nuova creazione di Emanuela Tagliavia, Quartet da Gli uccelli (The dove) su musiche di Ottorino Respighi, segue un passo a due tratto da Cenerentola, balletto firmato da Frédéric Olivieri nel 2015 su commissione della Fondazione Bracco. La raffinata lettura coreografica di Olivieri, caratterizzata da uno stile onirico e fiabesco e l’articolata partitura di Prokof’ev, in cui dominano danze classiche e popolari, danze di corte e danze esotiche, risultano particolarmente adatte per dei giovani ballerini, entusiasti di poter dimostrare le proprie capacità tecniche.

    Si chiude con lo spumeggiante “divertissement” da Napoli, capolavoro romantico del 1842 su musiche di Edward Helsted, Holger S. Paulli, Niels W. Gade, con cui August Bournonville, direttore del Ballo e primo coreografo del Teatro Reale di Copenaghen, esprime al meglio lo “stile danese” da lui teorizzato: uno stile che non solo valorizza la danza maschile, ma che nell’adozione di passi virtuosistici e complessi, molti dei quali in elevazione ed eseguiti nel modo più “naturale” possibile, trova la sua massima espressione.

    Nato in seguito a un soggiorno di qualche mese in Italia a cui sono costretti a causa di un bando reale Bournonville e la moglie Lucile Grahn, Napoli – ovvero il pescatore e la sua sposa, è un balletto, in tre atti, gioioso e pieno di virtuosismi: Gennaro, pescatore partenopeo ama, riamato, Teresina, in una città i cui vicoli sono popolati da personaggi bizzarri e spiritosi, sempre in vena di burle. Teresina viene rapita da Golfo, demone del mare, che la porta nel suo antro, la Grotta Azzurra di Capri, ma Gennaro riesce a liberarla e i due convolano a nozze, in un tripudio di danze, fra nastri colorati e tamburelli.

     

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