“Quando vivevo a Edimburgo lavoravo come insegnante di musica, materia che ho sempre amato e studiato privatamente fin da bambino insieme alle mie due sorelle. Ho imparato a suonare il pianoforte, il violino, la viola e il saxofono. Inoltre facevo parte di un coro, cosa che mi ha permesso di entrare subito in contatto col mondo del teatro”.
Cosa ti piace dell’insegnamento?
Vedere un ragazzo che non sa leggere la musica ma che, grazie al tuo aiuto, può imparare a suonare uno strumento e leggere uno spartito è per me di grande stimolo. Mi piace pensare all’insegnante ideale come a colui che rende possibile l’impossibile. Io mi ritengo molto fortunato, poiché ho incontrato insegnanti di musica molto competenti, che mi hanno positivamente ispirato a voler proseguire in questo percorso di formazione.
E la musica lirica com’è entrata nella tua vita?
Quando ero all’Università assistetti a uno spettacolo tratto dal Ring di Wagner e ricordo che pensai: “Il cantante lirico non può essere un solitario, ma ha bisogno di un team per poter rendere al meglio la parte in scena”. Fino a quel momento, sono onesto, ero convinto che questo tipo di carriera fosse destinata a chi mira a diventare grande divo solista, mentre io ero abituato a vivere in mezzo alla gente, a lavorare con più persone e a cantare in un gruppo.
Ho sempre cercato collaborazione nella musica, nel lavoro e nella vita in generale. Non amo l’individualismo, anzi lo detesto, preferisco il gioco di squadra. Certo, ci sono dei momenti in cui bisogna per forza cercare la solitudine, per esempio quando si studia. Quando però c’è da mettere in scena un’opera, è necessaria la piena collaborazione da parte di tutti.
Sognando i grandi spettacoli teatrali iniziai quindi a studiare canto lirico privatamente, per poi frequentare la Royal Academy of Music, a Londra. Lì ho potuto lavorare sulla mia voce con Glenville Hargreaves e Jonathan Papp.
E poi l’Accademia Teatro alla Scala
Conclusa l’esperienza londinese nel giugno 2019, decisi di tentare subito le audizioni per l’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici. Mi presentai con “Hai già vinto la causa” da Le nozze di Figaro e con l’aria “È sogno o realtà” dal Falstaff, oltre ad altri pezzi del mio repertorio.
Fu un’esperienza incredibile! Ero molto rilassato in un primo momento, ma quando dovetti salire sul palcoscenico del Teatro alla Scala per l’ultima prova mi guardai intorno e percepii la lunga storia raccontata da quel luogo meraviglioso e la tensione iniziò a crescere. I grandi della musica e della danza erano stati proprio lì, dove mi trovavo io.
Inoltre, prima di me, un solo altro cantante britannico era stato ammesso in Accademia: avevo quindi paura di non farcela, sentivo una certa responsabilità. Per fortuna le mie insicurezze furono smentite qualche giorno dopo, quando mi chiamarono per comunicarmi che ero entrato a far parte della nuova classe di canto.
Dopo circa vent’anni, l’Accademia ammetteva un altro britannico, e penso il primo scozzese…che onore!
Raccontarci di questi due anni…
Il COVID-19 ha un po’ inficiato il percorso, ma non sono mancate comunque le grandi emozioni.
Per il mio debutto in Italia, venni scelto come Dandini nello spettacolo La Cenerentola per bambini, andato in scena al Teatro alla Scala, dove fui diretto dal maestro Pietro Mianiti.
Era pieno di bambini in sala e, fra l’altro, era presente anche la mia famiglia: una grande energia.
Un’altra grande soddisfazione fu quando mi comunicarono di essere stato scelto per il ruolo di Gregorio nel Romeo e Giulietta di Gounod, diretto da Lorenzo Viotti sempre alla Scala, una produzione del The Metropolitan Opera di New York con un cast di grandi professionisti come Diana Damrau e Vittorio Grigolo.
Ho anche partecipato alla produzione scaligera della Salome di Strauss, andata in scena in Teatro nel marzo 2020 e ripresa in versione televisiva per Rai5, Radio3 e RaiPlay nel febbraio 2021.
Sempre nel 2021 ho preso parte al concerto “Alla francese” trasmesso dal Ridotto dei Palchi del Teatro alla Scala, con i miei colleghi dell’Accademia di Canto e i pianisti del Corso per maestri collaboratori.
Per questo evento, realizzato in collaborazione con il Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française, ci siamo preparati con Alexandre Dratwicki.
Come ti sei preparato per questi ruoli?
Sono arrivato a Milano che non parlavo italiano. Ho dovuto studiare molto in fretta la lingua per migliorare la pronuncia; in questo senso il lockdown è stato provvidenziale, mi ha dato il tempo di studiare molto. Inoltre, ho deciso di vivere con un altro ragazzo italiano per obbligarmi a parlare il più possibile questa lingua. I primi quattro mesi dovevo tradurre tutto, ma pian piano sono migliorato moltissimo e oggi riesco a gestire meglio una lezione o una prova in lingua italiana.
Ho da poco ripreso le prove de La Cenerentola per il Teatro alla Scala e, riascoltandomi, mi rendo conto che la mia pronuncia si è affinata. Inoltre qui in Accademia, prima del lockdown, ho potuto partecipare a una masterclass di Marcelo Álvarez, il quale mi ha insegnato come interpretare al meglio il mio ruolo, dando il giusto pathos al testo. L’opera è musica ma è anche testo, che noi dobbiamo far arrivare chiaro al pubblico attraverso la nostra voce e la nostra gestualità.
Una riflessione per chi volesse intraprendere questa carriera, magari un giorno i tuoi figli…
Non è un mestiere facile: bisogna studiare tanto, avere passione sia per la musica sia per il mondo del teatro e dell’opera. Inoltre, devi essere disposto a viaggiare, ad avere periodi molto intensi e altri decisamente più vuoti. Devi saper gestire al meglio lo stress per non affaticare il tuo fisico: è un mestiere che richiede un forte controllo e una vita sana. Per esempio, bisognerebbe evitare di fumare o di eccedere con cibo e alcol prima di un debutto, perché la voce è prodotta dal nostro corpo e se questo non è informa anche la performance ne risente.
Direi loro però di buttarsi, se è quello che vogliono veramente fare nella vita. Se fatto col giusto sentimento, potrà regalare grandi soddisfazioni, meravigliosi incontri e anche viaggi in posti fantastici.
Consiglierei loro sicuramente l’Accademia Teatro alla Scala, poiché qui avrebbero l’opportunità di studiare con grandissimi artisti ed ex professionisti di fama internazionale e con i migliori maestri accompagnatori, come Beatrice Benzi, Nelson Guido Calzi, Michele D’Elia, Federica Falasconi, Umberto Finazzi, Jeong Un Kim, Paolo Spadaro Munitto, Vincenzo Scalera, Ulisse Trabacchin, Paolo Troian, James Vaughan… la lista è davvero lunga!
Una curiosità: come te la cavi con la cucina italiana?
Anche in questo caso, il lockdown mi ha aiutato molto. Spesso mi ritrovo a cucinare io per i miei amici o per il mio coinquilino alcuni piatti tipici della vostra cucina, come il risotto o la pasta, e nessuno si lamenta…quindi direi che posso ritenermi soddisfatto!