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  • Hall of Fame: il Premio Abbiati Federica Lombardi

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    Hall of Fame: fra trucchi e parrucche con Lucia Mariotti

    Federica Lombardi, ex allieva dell’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici, è tra i soprani più richiesti della giovane generazione, in particolare per i grandi ruoli mozartiani.

    Le eccellenti interpretazioni che ne ha dato sui maggiori palcoscenici italiani, le sono valsi nel 2019 il Premio Abbiati dell’Associazione Critici Musicali Italiani come miglior cantante e ad oggi è interprete di ruoli solistici nei migliori Teatri del mondo.

     

    Leggi l’intervista e prendi nota: le iscrizioni al biennio per cantanti lirici dell’Accademia sono aperte fino al 19 maggio!

     

     Federica, ci racconti la tua audizione per l’Accademia?

    Lo ricordo come se fosse ieri: Toni Gradsack mi sentì ad AsLiCo e mi chiese se volessi fare l’audizione per l’Accademia, era l’aprile del 2015. Era il primo anno con cui non ero più con il mio Maestro storico di Roma e fu molto esaltante ritrovarmi a Milano, con l’idea di entrare nell’Accademia scaligera. Per ogni cantante la Scala è il tempio della lirica e ha un significato molto risonante, soprattutto se sei italiano. Dico sempre che è stata la più emozionante che abbia mai fatto. È durata diversi giorni con eliminatorie semifinale e finale. È stato bello anche ritrovare qualche collega come Giovanni Sala o Chiara Tirotta. Una volta saputo il verdetto positivo dell’audizione la mia vita cambia: mi trasferisco a Milano e a settembre inizia la mia avventura, un anno intenso e per me fondamentale. Racconto spesso di quanto mi abbia cambiata come artista e quanto mi abbia aiutato la metodologia didattica dell’Accademia.

    Per esempio, noi come studenti eravamo incentivati ad ascoltare gli altri colleghi durante le lezioni, non solo i soprani (nel mio caso), ma anche i mezzi, i bassi, i tenori, e per un giovane cantante nella mia opinione è importante vedere le correzioni degli insegnanti, come reagiscono i colleghi, il loro approccio, il mettersi a confronto con gli altri aiuta a costruire una consapevolezza ampia del tuo strumento e di cosa puoi migliorare.

    Un punto di forza dell’Accademia secondo me è che ti prepara a essere pronta in autonomia, basandoti solo sulle tue capacità, ma allo stesso tempo sei molto seguito e hai tutti gli aiuti possibili. Due linee parallele che ti portano ad avere un percorso ottimale dal punto di vista del perfezionamento.

     

    Qual è il ricordo più indimenticabile del tuo periodo di studi?

    Sicuramente quando mi hanno proposto di cantare Anna Bolena in Scala, avevo 27 anni. I miei Maestri mi hanno sostenuto in questa impresa non facile che io ho accettato con entusiasmo, forte del supporto che sentivo intorno. Se non avessi avuto l’Accademia a sostenermi non so se l’avrei fatto.

    Poi ci sarebbero mille altri ricordi, soprattutto quelli condivisi con i miei colleghi, con i quali siamo rimasti molto amici perché abbiamo condiviso emozioni talmente forti che ci hanno legato in modo indissolubile. Vale lo stesso per i miei Maestri, che ancora oggi vedo per studiare, quindi quello che si percorre in Accademia è un percorso che continuerà per sempre.

     

    Ad oggi sei tra i soprani più richiesti della nuova generazione, in particolare per i grandi ruoli mozartiani.

    Come è cambiata la tua vita dopo l’Accademia?

    Sono passati ormai 8 anni da che ho concluso l’Accademia, ma a me sembra solo un secondo! Dopo Anna Bolena ho debuttato la Bohème, sempre alla Scala, e successivamente ho interpretato la Contessa ne Le nozze di Figaro alla Bayerische Staatsoper a Monaco, a cui è seguito il MET nel 2019, la Staatsoper a Berlino, l’anno dopo Vienna… è stato un susseguirsi di debutti importanti che mi ha fatto capire che il percorso che stavo seguendo era giusto. Uno non si rende conto di quello che vive a volte, è un mix di sacrifici, impegno e amore folle talmente intenso che ti travolge.

     

     

    Quali sono i ruoli che hai più amato?

    Fino ad oggi il ruolo che ho amato e interpretato di più è la Contessa de Le nozze di Figaro. È sempre stato il mio preferito perché la musica è meravigliosa e mi sento comoda con la mia voce, quando lo canto. Amo molto la musica di Mozart, ma devo dire che tutti i personaggi che interpreto li ho fatti miei e adorati, non c’è mai stato un solo momento in cui ho odiato un ruolo. Credo sia normale, perché ogni volta ti immergi nella storia e ti immedesimi molto, a volte fin troppo: mi è capitato di reagire a delle situazioni non come Federica ma come reagirebbe Desdemona o Mimì! Bisogna essere bravi a dividere la vita reale con quella del palcoscenico.

    I ruoli che sogno di interpretare sono sicuramente tutte le eroine verdiane, e anche i ruoli pucciniani sono nella mia wish list. Al momento ho molti impegni con Mozart fino al 2026, c’è da dire che spesso è anche difficile trovare gli incastri per debuttare determinati ruoli, tuttavia sono sempre lusingata e felice di avere la possibilità di poter valutare nuovi ruoli e proposte. In questo i miei Maestri dell’Accademia spesso mi sono di supporto, in quanto io sono molto autocritica e magari penso di non essere pronta per alcune parti, mentre invece loro mi spronano e mi fanno capire che ce la posso fare. Secondo me per un cantante è fondamentale avere delle figure di cui ci si fida, che conoscono la tua voce con i pregi e i limiti del caso, e con le quali si possa discutere del repertorio. Non puoi sapere come ti sta un ruolo finché non lo provi, non puoi sapere come reggerai tutto lo spettacolo, lo stress o lo sforzo vocale. Avere qualcuno a fianco che ti conosce per me è la cosa più preziosa.

     

    Cosa ne pensi dell’opera contemporanea? Ti interesserebbe far parte di una produzione che ti vedrebbe interprete di nuova musica?

    Sarebbe interessante. Dall’esperienza di alcuni colleghi so che è complesso, perché può succedere che ti arrivi la musica ancora in lavorazione, questo significa che mentre la studi ci possono essere svariate modifiche. Quello che mi attrae di più sarebbe uno scenario in cui il compositore pensa alla musica apposta sulla mia voce, quindi sarebbe curioso avere un’opera la cui scrittura dovrebbe essere perfetta per te… sarebbe sicuramente un’esperienza nuova e sarei contenta di sperimentarla.

     

    Che cosa rappresenta per te poter cantare? Vuoi dirci un augurio per tutti i futuri aspiranti allievi del Corso di perfezionamento per cantanti lirici?

    Il canto è la mia vita. Io mi sveglio e penso a cantare, o a studiare, o a fare i vocalizzi perché devo riuscire a fare bene quel passaggio che stavo provando la sera prima e sono andata a dormire pensandoci… mi piace molto anche ascoltare registrazioni del passato e recenti, è un mondo che ti coinvolge e assorbe a 360°. Ovviamente la vita non è solo questo, ma è una grande parte di me e non vorrei fosse diverso. È più che un lavoro, il canto si intreccia in quasi tutti gli aspetti della mia vita, alcuni anche non semplici, come dover curare il tuo strumento costantemente e trovare compromessi. Quanto devi dormire, cosa mangi, quanto esci, la voce è delicata e noi cantanti siamo molto influenzati da come stiamo fisicamente. Ma altri aspetti sono meravigliosi: si viaggia il mondo, si scoprono culture diverse, vivi emozioni che ti travolgono da quanto sono sorprendenti e forti.

    A tutti i ragazzi che stanno mandando le loro candidature per il biennio di perfezionamento dell’Accademia io consiglio di mettere tutta la propria energia, di crederci e di studiare molto, approfondendo sempre.


    Foto © Charl Marais

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