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Diventare direttore di scena come Emilia Di Stefano

21 Marzo 2023

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Quella del direttore di scena è una delle professioni più intriganti del mondo dello spettacolo. Una figura poliedrica, che sovrintende e coordina tutti i movimenti in scena e dietro le quinte.

L'Accademia propone un corso di  direzione di scena proprio per trasmettere tutti i trucchi del mestiere, sotto l'egida del Teatro alla Scala.

Vuoi saperne di più? Leggi l'intervista a Emilia Di Stefano, ex allieva della prima edizione del corso.

 

Emilia, tu vivi e lavori in Teatro fin da quando eri adolescente. Ci racconti come è nato questo interesse e poi come hai scoperto l’Accademia?

Devo il mio incontro con il teatro ai miei genitori. Da bimba mi hanno iscritta a un coro di voci bianche e quando sono arrivata ai primi anni del liceo mi hanno portata sul loro luogo di lavoro, delle piccole produzioni teatrali al Teatro principale di Savona dove, soprattutto d’estate, c’era bisogno di personale che desse una mano dietro le quinte, per esempio dando gli ingressi al coro o chiamando gli artisti nel camerino. Gli spettacoli si svolgevano all’aperto e dunque la logistica non facile.

Ho iniziato così a respirare il mondo del “dietro le quinte”, che mi ha messo molto alla prova e mi ha fatto crescere.

Alla fine del liceo, a indirizzo classico, è arrivata la scelta dell’università e mi sono decisa per la naturale prosecuzione dei miei studi, una facoltà in Lettere. Ho scelto Milano soprattutto per la Scala, lo ammetto. È stato istintivo scegliere la città con il teatro più importante d’Italia e tra i più famosi al mondo, perché ero sicura sarebbe stato stimolante ed ero intenzionata ad avvicinarmi alla realtà scaligera.

Andavo a vedere spettacoli tutte le sere e al Museo Teatrale, per sbirciare le prove in corso, e intanto continuavo con piccole esperienze in teatri minori in giro per l’Italia.

Ho scoperto il Corso di direzione di scena grazie a una sponsorizzata su Instagram e mi sembrava incredibile come proposta formativa, perché conoscevo percorsi del genere solo all’estero. Ho partecipato all’openday online, superato le selezioni e a ottobre 2021 ho finalmente iniziato. Ho scelto questo corso anche perché sentivo che mi avrebbe permesso di conoscere ad ampio spettro tanti lavori diversi del palcoscenico e che mi avrebbe dato la possibilità di reinventarmi in futuro. Inoltre, ricevere una formazione teorica mi ha aiutato moltissimo. Ha confermato tutto ciò che conoscevo solo a livello pratico o che facevo d’istinto. C’è anche una parte molto importante di stage, dove si è sempre molto seguiti.

 

Che cosa fa il direttore di scena? E quali sono le altre professioni del palcoscenico con cui si relaziona - e come?

Il direttore di scena segue una produzione dal principio, dal primo giorno di prove fino all’ultima recita.

Quando non c’è un Ufficio Produzione, o nei teatri minori, il direttore si occupa anche delle convocazioni, quindi a fine giornata si relaziona con il Direttore d’orchestra e il regista per indicare in cosa consistono le prove del giorno successivo e chiede loro di che cosa hanno bisogno. È l’anello di collegamento. Altri ruoli con cui ci sono contatti in palcoscenico sono il capo macchinista (per esempio, mi può indicare che quella determinata scena per il giorno dopo non è possibile realizzarla per problemi di tempistiche), gli attrezzisti (mi possono dire che una determinata scena andrà provata senza maschere o senza altri strumenti perché non ancora pronti), gli elettricisti (possono dire se ci sono problemi con i piazzati, le luci, se c’è una memoria pronta oppure no, tutte informazioni che il regista deve sapere).

 

Com’è strutturata la figura del direttore di scena all’estero? Ha differenze sostanziali rispetto all’Italia?

A 17 anni avevo conosciuto un direttore di scena che aveva fatto un corso a Londra, nell’ottica di fare esperienza all’estero per poi ritornare in Italia con il curriculum più ricco. Mi ha raccontato come solitamente nei grandi teatri britannici ci siano due direttori di scena chiamati caller e floater: il primo sta seduto ed effettua le chiamate, mentre il secondo gira dietro le quinte a controllare che stia tutto avvenendo in modo corretto. È un ruolo definito e standard; io personalmente ho capito di preferire l’approccio italiano, perché lo trovo più coinvolto nella scena.

 

Un imprevisto successo recentemente?

Poco tempo fa, durante un antepiano al Teatro di Modena, il caposarto si è sentito male e abbiamo fatto tutta la prova senza un referente di sartoria. Nei grandi teatri solitamente quando si arriva alla prova antepiano quasi tutto è già predisposto e pronto, mentre nei teatri più piccoli questo momento è l’unica prova con i costumi prima del pubblico. Quindi andava gestita una situazione rocambolesca, dove il regista e altre figure erano in difficoltà e io ricevevo tutte le informazioni per poi veicolarle.

 

Che qualità si devono avere secondo te, per diventare direttore di scena?  Un consiglio per chi vuole intraprendere questo corso?

La direzione di scena, secondo me, ha tantissimo a che fare con l’umano. Bisogna essere comprensivi, empatici, scattanti ma non agitati. Fondamentalmente quello del direttore di scena è un lavoro di coordinamento, dove bisogna sempre essere pronti all’ascolto.

Dai miei docenti del Corso di direzione di scena ho imparato che quello che serve in questo lavoro è l’“aplomb”. Tutto si può fare se si ha fiducia nel risultato finale. Qualsiasi imprevisto si incontri (e ce ne saranno!) va testato con la calma e non con l’ansia che comprometterà tutto. Lo spettacolo deve andare e andrà in scena, sempre.


 

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