Si avvicina sempre più, per l'Accademia, il momento del Concerto Istituzionale, il giorno in cui i cantanti lirici ricevono il diploma finale al termine del biennio di perfezionamento.
Ma com'è vivere questi due anni da allievo?
Ce lo racconta, per la Hall of Fame, Huanhong Livio Li, basso originario di HeNan (Cina) diplomato in Accademia nel 2024.
Livio, ci racconti la tua audizione per l’Accademia?
Ricordo che tutto è iniziato una mattina di giugno: il giorno prima avevo appena dato un esame al Conservatorio ed ero stanco, e quindi mi stavo riposando quando ho ricevuto una chiamata da un numero sconosciuto. Era il Dipartimento Musica dell’Accademia, che aveva ricevuto dei feedback positivi sul mio lavoro e mi proponeva di partecipare alle selezioni per entrare nel programma biennale gratuito di perfezionamento per cantanti lirici. Ho riattaccato il telefono senza crederci. Conoscevo ovviamente questa opportunità e sapevo del concorso, ma non pensavo di essere pronto.
La Scala? Tentare un’audizione lì? Non riuscivo a capire se fosse qualcosa di reale o no, ma in ogni caso dovevo provare.
Mi sono iscritto, e poi sono anche stato convocato a Milano. Quello che è successo dopo è stato come un sogno... sono salito sul palcoscenico immenso del Teatro, quello più ambito da qualsiasi cantante, e ho iniziato una nuova vita.
Qual è il ricordo più indimenticabile del tuo periodo di studi?
Devo dire che tutti i momenti vissuti in Accademia sono indimenticabili. È un ambiente molto diverso dal Conservatorio, abbiamo avuto ogni mese masterclass con artisti incredibili, spettacoli, eventi di qualsiasi genere, concerti in giro per l’Italia e all’estero. Gli insegnanti sono tutti cantanti di fama, che hanno condiviso con noi la loro ricchissima esperienza sul palco. Ogni giorno è dedicato allo studio dell'opera che si porterà in scena o alla preparazione di un nuovo concerto o di una nuova audizione. È strutturato in modo molto orientato alla carriera professionale, all’utilità pratica.
Tutto questo ha creato una solida base per la mia attuale carriera e il ritmo di lavoro incalzante che questo ambiente richiede.
Recentemente sei stato impegnato in molti ruoli al Teatro alla Scala, fra cui la tua seconda apertura di Stagione, quest’anno, ne "La forza del destino". Come è cambiata la tua vita dopo l’Accademia? Come procede la tua carriera?
Vorrei cogliere questa occasione per ringraziare il Teatro per l'opportunità che mi ha dato: è già il secondo anno che partecipo all'opera inaugurale, e ho imparato tantissimo dai grandissimi artisti con cui ho collaborato. Sono stato davvero fortunato a poter prendere parte a così tanti progetti.
Ancora prima del Teatro ringrazio l'Accademia, perché la mia carriera è iniziata ufficialmente quando ho fatto un’audizione con l'agenzia Askonas Holt di Londra. Questo momento si è svolto a Milano in Accademia, in quanto era stata proprio organizzata dal Dipartimento Musica per noi allievi del biennio. Questi incontri con teatri, agenzie, casting managers sono fondamentali per noi e non sono mai mancati durante il corso.
Per quanto riguarda poi la mia vita dopo il biennio, pensavo che in Accademia il ritmo fosse frenetico, ma in realtà la vita di un cantante professionista è ancora più dinamica. E poi c'è così tanto ancora da studiare...
Cosa ne pensi dell’opera contemporanea? Ti interesserebbe far parte di una produzione che ti vedrebbe interprete di nuova musica?
È risaputo che l'opera contemporanea si trova ad affrontare una crescente difficoltà nell'attirare pubblico. Nell'era della cultura del consumo rapido, trovare un equilibrio tra accessibilità e profondità artistica, per questa forma d'arte che richiede un impegno intellettuale, è una questione che merita di essere approfondita. Personalmente sarei entusiasta di partecipare a nuove opere commissionate a compositori viventi: vale la pena conoscere e apprendere ogni metodo innovativo, dalla sperimentazione tecnologica all'ibridazione dei linguaggi artistici.
Che cosa rappresenta per te poter cantare? Quale caratteristica deve avere un cantante lirico, secondo te, nel 2025?
Per me, essere un cantante oggi richiede non solo la voce, ma qualcosa che davvero ti brucia nella mente, nel cuore, e tutto intorno. Non deve essere una passione limitata solo alla musica per me, ma in generale all’arte. D’altronde, l’opera lirica è la forma d’arte più completa, no? "Gesamtkunstwerk", come la definì Wagner.
E la caratteristica fondamentale, per me, è la teatralità: amo fare l'attore perché credo che la recitazione ampli l'orizzonte della vita, non solo lavorativa ma anche personale. Interpretare un personaggio è come vivere in un'altra persona e così imparare cose su di me che non conoscevo prima.
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