Alla Hall of Fame si aggiunge un nuovo volto: è quello di Giulia Silvestri, ex allieva del Corso di tecnologia del suono, oggi sound designer e music producer attiva nel campo dell'advertising, del fashion film e dei cortometraggi.
Com’è arrivata la musica nella tua vita?
Fortunatamente entrambi i miei genitori sono sempre stati dei grandi appassionati di musica. Mia madre con il suo gusto vastissimo, da Battiato alle ultime uscite su MTV, mio padre invece con un approccio autodidatta a qualsiasi strumento.
Perciò dall'età di 12 anni, spinta da loro, ho iniziato a suonare il pianoforte, strumento al quale si è poi aggiunto il violino anche se per un breve periodo.
Come hai scoperto l’Accademia e perché, secondo te, vale la pena frequentare questo corso?
È abbastanza buffo il modo in cui l'ho scoperta. Nel 2017, dopo essermi laureata in Arti Visive, ero alla ricerca di un corso che potesse indirizzarmi verso un aspetto più tecnico del mondo dell'audio, e che allo stesso tempo fosse molto improntato sulla pratica.
La mia ricerca a settembre ancora non aveva dato frutti, quando un giorno andando verso il bar in cui lavoravo quell'estate qualche giorno a settimana, sono passata davanti all'ingresso dell'Accademia che presentava dei cartelloni con le date dei futuri open days.
Da lì è iniziato tutto!
A mio avviso vale la pena frequentare questo corso perché è ben organizzato tra teoria e pratica, e soprattutto permette di fare l'esperienza di uno stage estivo, in cui c'è la possibilità di interfacciarsi per davvero con il mondo del lavoro. Oltre a questo, ho sempre avuto a che fare con docenti professionisti e che hanno cercato di trasmetterci in ogni momento la passione per il loro lavoro.
Qual è stata la tua prima esperienza di esercitazione in esterna?
Credo sia stata nello studio di Stefano Barzan, una spiegazione sul funzionamento del mixer e dell'organizzazione del suo studio di registrazione. Ero con altri tre miei compagni di corso, eravamo tutti affascinati.
A tuo avviso quali sono gli aspetti più difficili da controllare, nel mestiere del tecnico del suono?
Facendo riferimento a quanto ho vissuto io, tra gli aspetti più difficili da controllare c'è la questione della precarietà e certezza del lavoro. Ho impiegato non poche energie nella ricerca di una stabilità, perseguendo questa passione che negli anni è stata messa a dura prova.
In questo settore è spesso più facile lavorare da liberi professionisti, ma questo implica una buona dose di impegno e di tempo nella cura e nella promozione della propria immagine al pubblico, cosa che alcune persone spesso non hanno voglia o non sanno come affrontare.
Bisogna ricordarsi sempre che volere è potere!
E dopo l’Accademia? Di cosa ti stai occupando attualmente e cosa speri per il futuro?
Dopo l'Accademia ho lavorato come sound designer freelance producendo musica per pubblicità, documentari e altri progetti più artistici e legati a nuove tecnologie nell'ambito del suono, ad esempio nel settore dell'audio immersivo.
Allo stesso tempo, ho mantenuto un lavoro come dipendente in un'azienda di abbigliamento per cui organizzavo servizi fotografici.
Ora sto lavorando invece per uno studio di Amsterdam che si occupa di produzione musicale per advertising, in cui il mio ruolo è proprio quello di music producer. Per il futuro tra i miei sogni nel cassetto c'è quello di sonorizzare un intero film!
La storia del soprano giapponese
Soprano svizzero, allieva biennio canto
Dalla Colombia a Milano