Con Mara Gaudenzi, mezzosoprano italiano e allieva del biennio 2021-23 dell’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla Scala, rilanciamo “Uno alla volta, per carità!”, la serie di contenuti dedicati ai solisti che il 15 ottobre 2023, in occasione del Concerto Istituzionale al Teatro alla Scala, riceveranno il Diploma dal Sovrintendente del Teatro, Dominique Meyer.
Un’intervista e un video al giorno, da qui alla sera del concerto, per raccontarvi le storie dei giovani allievi anche attraverso le loro interpretazioni.
Nel caso di Mara ci accompagna “Una voce poco fa”, cavatina di Rosina tratta da Il barbiere di Siviglia appena andato in scena al Piermarini come Progetto Accademia, nell’allestimento di Leo Muscato:
Partiamo dal principio: com’è stato il tuo primo approccio all’Opera? Raccontaci come hai vissuto questa passione per il canto e le esperienze che ti hanno portata a decidere di venire a Milano per studiare quest’arte.
Ho studiato pianoforte da bambina fino all’adolescenza e ho sempre amato la musica. Quando decisi di interrompere le lezioni, realizzai che mi mancava uno spazio creativo, di cui sentivo la necessità. Mio padre mi propose di provare col canto, e da quel momento iniziai con la musica cosiddetta “leggera”. Il mio primo incontro con la lirica è derivato successivamente, da un’esigenza personale e anche molto specifica: ero molto timida, e per combattere questo mio lato provai ad avvicinarmi a questo genere, che prevedeva una voce amplificata dalla quale non ci si poteva nascondere. Rappresentava per me una grande sfida, la percepivo come qualcosa che mi avrebbe messo molto a disagio. Paradossalmente invece, il canto lirico mi è apparso molto più naturale e con mia sorpresa mi piaceva molto. Mi sono poi innamorata delle storie in musica che potevo interpretare…ma è stato soprattutto un viaggio di scoperta di me stessa, che la musica classica mi ha aiutato a vivere.
Ci parli degli anni trascorsi in Accademia?
Gli anni in Accademia hanno consolidato la mia tecnica e accresciuto l’esperienza in palcoscenico, lavorando in numerose produzioni sia in Italia che all’estero. Mi ha dato l’opportunità di studiare con grandi maestri, come Luciana D’Intino che ci ha seguito per tutto il biennio, così come grandi pianisti per lo studio degli spartiti.
Qual è stata la sfida più grande che hai affrontato ad oggi?
La sfida più grande per me è stata rendere un mestiere quella che, inizialmente, era un’intuizione di felicità personale, che mi ha permesso di trovare la mia voce artistica ma soprattutto interiore, facendomi crescere profondamente come essere umano.
La carriera di un cantante lirico può essere tanto meravigliosa quanto impegnativa e sfidante. Ci possono essere pressioni, aspettative, rischi ma anche emozioni e soddisfazioni incredibili. Inoltre, nel tuo lavoro interpreti diversi ruoli che ti portano a vivere viaggi emotivi intensi: nel lavoro di interpretazione del personaggio senti le sue emozioni, i suoi pensieri, la sua tristezza e la sua gioia. È una esperienza che può essere molto profonda. In generale, questo lavoro è percepito da molti come molto affascinante ma anche molto complesso. Cosa ne pensi? Come gestisci gli aspetti più impegnativi di questa carriera?
Per me è un privilegio poter vivere l’emozione e l’interiorità tramite il teatro, sublimandolo con la musica. Seppur consapevole di tutte le difficoltà e sfide di questo lavoro, quello che mi rimane alla fine è la gioia della voce, del poter esprimere me stessa. La musica dà la possibilità a ognuno di noi cantanti di esprimersi in maniera unica, tramite i capolavori che i compositori ci hanno lasciato.
Durante questo biennio, sei stata supportata dalla Fondazione Nando ed Elsa Peretti. Quanto è stato importante questo sostegno durante questo percorso? Che cosa ha significato per te?
L’importanza dei donatori è cruciale, il costo della vita è sempre più alto e quella di un cantante è molto dispendiosa, contando quanto ci dobbiamo spostare pagando viaggi, alloggi e spese annesse. Inoltre fa ben sperare nel futuro sapere che ci sono persone o aziende che credono nell’arte, che, purtroppo, ha un ruolo sempre più marginale nel nostro Paese.
Si ringrazia la Fondazione Nando ed Elsa Peretti per il sostegno