Dal 4 settembre Donato Renzetti dirige i solisti e i complessi dell’Accademia ne Il cappello di paglia di Firenze di Nino Rota, una nuova produzione che segna il debutto alla regia nella Stagione d’opera di Mario Acampa, già autore degli spettacoli per i ragazzi del Teatro alla Scala.
La rappresentazione del 10 settembre sarà trasmessa in diretta su LaScalaTv e resterà visibile on demand fino al 17 settembre.
Il Teatro alla Scala apre il sipario dopo la pausa estiva a partire da mercoledì 4 settembre: in scena per cinque rappresentazioni Il cappello di paglia di Firenze di Nino Rota diretto da Donato Renzetti per il progetto Accademia. Lo spettacolo è firmato da Mario Acampa, regista e autore degli spettacoli del Teatro per ragazzi e famiglie. Oltre ai solisti allievi o ex allievi, ai musicisti dell’Accademia in buca e al Coro dell’Accademia, sono volti giovani e nuovi anche i collaboratori del regista: Riccardo Sgaramella per le scene e Chiara Amaltea Ciarelli per i costumi. Completano lo spettacolo le coreografie di Anna Olkhovaya.
Rota compose Il cappello di paglia di Firenze nel 1945, negli ultimi mesi della guerra, scrivendo il libretto insieme alla madre Ernesta, più volte evocata nello spettacolo di Acampa, a partire da una commedia di Eugène Labiche e Marc Michel sugli equivoci suscitati tra due coppie di sposi e di amanti dalla scomparsa di un cappello di paglia mangiato da un cavallo.
L’opera andò in scena dieci anni più tardi al Teatro Massimo di Palermo con grande successo e giunse alla Piccola Scala nel 1958 con la direzione di Nino Sanzogno e la regia di Giorgio Strehler, per poi conquistare il palcoscenico del Piermarini nel 1998 con Bruno Campanella sul podio, regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi con Elizabeth Norberg-Schulz e Juan Diego Flórez incantevoli protagonisti.
La leggerezza dei sogni e il moto perpetuo di un’azione senza tregua – spiega Raffaele Mellace nella sua introduzione all’opera per il numero di settembre della Rivista del Teatro – sono le cifre essenziali del Cappello di paglia di Firenze, la farsa musicale, su libretto proprio e della madre Ernesta, con cui Nino Rota rispose alla tragedia della Seconda guerra mondiale. L’unica farsa italiana del Novecento, secondo Fedele d’Amico. L’opera vive della magia dell’ambientazione in una Parigi immaginaria, in bilico tra la paradossale commedia di Labiche cui deve il soggetto e l’omonimo capolavoro cinematografico di René Clair. Un’atemporale ville lumière dell’animo, perennemente attuale, in grado di affascinare, in quasi settant’anni di successi ininterrotti, una serie lunghissima di registi di prima sfera: Filippo Crivelli, Ugo Gregoretti, Pier Luigi Pizzi, Giorgio Strehler…
Il cappello di paglia di Firenze viene incontro allo spettatore con affabile immediatezza, con quella sincerità aliena da intellettualistici compiacimenti che anima sempre la musica di Rota. Tradizione del melodramma italiano ed esperienza del Novecento (musical incluso) concorrono con i loro meccanismi collaudati e di sicuro effetto, impiegati senza falsi pudori, a realizzare il prodigio, tanto raro nel panorama novecentesco, di un ascolto felice, sollecitato da una musica candidamente tonale e serenamente orecchiabile.