Sabrina Brazzo è una super testimonial dell’Accademia: la ballerina del Teatro alla Scala, infatti, si è formata presso la Scuola di Ballo scaligera e poi, in anni recenti, ha seguito il Corso per insegnanti di danza. Le abbiamo chiesto di ripercorrere con la memoria, per noi, il suo percorso nell’arte coreutica:
“Mia mamma dice sempre che sono nata in spaccata a causa di un difetto al bacino che in realtà si è rivelato essere la mia grande fortuna nella carriera da ballerina. Inoltre, sono dislessica e questo mi ha sempre comportato una certa difficoltà dell’espressione verbale. Il movimento è stato per me il modo migliore per farmi capire e per comunicare. La danza è stata un’esigenza primaria per poter comunicare con l’esterno: interagivo con il mondo attraverso il movimento e non con il linguaggio.
Ho iniziato a danzare all’età di tre anni e in seguito solo in sala danza riuscivo a sentirmi importante, perché in classe ero la classica esclusa. A cinque anni iniziai a seguire le lezioni di Alfredo Rainò, primo ballerino dell’Opera di Roma, il quale disse a mia madre di iscrivermi a un’importante accademia di ballo, non appena avessi avuto l’età giusta per essere ammessa. Così, appena possibile mi iscrissero alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala – a quel tempo, la scuola era ancora interna al Teatro.
Ballare per la Scala era il mio più grande sogno! Per studiare in Accademia andai a vivere dalle suore Orsoline del Sacro Cuore e ci rimasi per tutti gli otto anni, essendo entrata al primo: dal 1979 al 1987. Ho avuto la fortuna di formarmi con Eliane Arditi, Amelia Colombini, Giovanna Lisa e Anna Maria Prina. La Scuola di Ballo e il Teatro sono stati la mia nuova famiglia, mi sentivo veramente a casa.
Ricordo che per andare a mangiare, dopo la scuola, dovevamo percorrere un corridoio che si affaccia sul retro del palcoscenico; spesso sentivamo le voci dei tecnici che muovevano scene, attrezzeria e luci, oppure l’orchestra che si accordava. Era vietato affacciarsi ovviamente, ma io riuscivo qualche volta a sbirciare di nascosto! Sognavo quel palcoscenico…
Dopo il diploma sono entrata a far parte del Corpo di Ballo del Teatro per circa un anno. Successivamente andai in Germania, alla Deutsche Oper Ham Rhein, sotto la direzione di Heinz Spoerli“.
“Nel 2000 sono tornata alla Scala, sotto la direzione di Frédéric Olivieri, e nel 2001 sono stata nominata Prima Ballerina per il ruolo di Giselle nella versione di Sylvie Guillem. Da allora la mia carriera è davvero decollata e ho ricoperto i ruoli principali per i più noti titoli del repertorio classico e moderno: Don Chisciotte, Lo schiaccianoci, Il lago dei cigni, La bella addormentata di Rudolf Nureyev, La bayadère di Natalia Makarova, Giselle nelle versioni di Yvette Chauviré, Patrice Bart, MatsEk e Sylvie Guillem, La sagra della primavera e Boléro di Maurice Béjart, i capolavori di Balanchine e Neumeier, Ondine di Frederick Ashton e ancora Petit, Forsythe, McGregor, Robbins, Kylián, Cranko…
Dal 2008 al 2014 sono stata partner di Roberto Bolle nei tour Bolle and Friends, danzando in molte città italiane; sono stata anche chiamata come étoile da Carla Fracci, per interpretare la sua Giselle all’Opera di Roma, e sempre come étoile ho danzato nei panni di Gradisca per Luciano Cannito, nel balletto Amarcord ispirato all’ononimo film di Federico Fellini.
Uno dei ricordi più belli di questi anni? L’altra metà del cielo, con i testi e le musiche di Vasco Rossi e la regia e le coreografie di Martha Clarke, il ricordo del pubblico in piedi, illuminato, in un interminabile applauso”.
“Nel 2019 torno tra i banchi di scuola dell’Accademia, per seguire il Corso per insegnanti di danza – ora trasformato in un triennio universitario. Avevo bisogno di imparare a tramandare la mia passione per la danza classica e volevo studiare, perché non ci si può improvvisare in alcun campo.
Sotto la guida di Loreta Alexandrescu ho appreso i segreti di questo mestiere e ho capito, osservando la maestra, qual è la caratteristica imprescindibile per qualsiasi insegnante: la generosità, un maestro deve dare tutto!
Le lezioni più interessanti, secondo me, sono quelle di praticantato, cioè quando gli allievi sono chiamati a costruire degli esercizi per arrivare ad un obiettivo didattico specifico e, quindi, a sperimentare quanto appreso. Durante queste lezioni ho scoperto nuovamente i passi di danza, per così dire, nel senso che quando faccio un passo penso già a come usarlo per insegnare e a tutto quello che posso inventare per svilupparlo al meglio. Questo corso mi ha davvero aperto un mondo e lo consiglio a tutti coloro che vogliono insegnare danza classica, perché quando uno è un artista non è sempre scontato che rifletta su come spiegare ad altri cose che gli vengono naturali e che fa quotidianamente quasi in modo automatico. Inoltre, i docenti e lo staff del corso sono a totale disposizione non solo durante il corso, ma anche dopo, quando un professionista ha bisogno di un confronto: sono un vero punto di riferimento.
Finito il corso, ho avuto la possibilità di lavorare per il Teatro Carcano di Milano con Andrea Volpintesta e la compagnia Jas Art Ballet”
Sabrina Brazzo, che nel 2018 ha ricevuto il cavalierato dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, dirige oggi il suo studio di danza, a Milano (via Pavia), dove insegna soprattutto punte e repertorio, mettendo al servizio dei suoi allievi tutta la sua esperienza e professionalità.