Dopo il diploma di Liceo Scientifico conseguito presso la sua città, Federica a soli 18 anni si trasferisce a Milano per studiare presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, scegliendo Scenografia con l’indirizzo Costume per lo Spettacolo. Era il 2014.
“Fin da bambina ho studiato danza classica e frequentavo spesso il mondo del teatro, così – ultimato il liceo – decisi di imparare un mestiere che mi permettesse di lavorare dietro le quinte di uno spettacolo. Scelsi Milano rispetto a Roma o Firenze poiché sognavo il Teatro alla Scala. Il mio percorso a Brera è durato tre anni e devo dire che conservo un bel ricordo soprattutto del professor Palladini, che insegnava regia e che fu anche il mio relatore di laurea.
L’esame d’ammissione prevedeva una prova pratica di mezz’ora, durante la quale dovevamo mostrate dei punti e realizzare una decorazione per un costume teatrale, seguita poi da un colloquio motivazionale dove ho potuto mostrare il mio portfolio e un progetto che avevo preparato per quell’occasione. Infine, una chiacchierata con i coordinatori del corso per conoscere le mie ambizioni e interessi. Essendo un percorso a numero chiuso, tenevamo molto a indagare le motivazioni che ci avevano portato alle selezioni.
Ricordo di aver provato molta ansia, quel giorno. Fui inserita nel primo gruppo per svolgere il test pratico alla mattina, ma l’ultima a sostenere la prova orale in serata: una lunga attesa, ma n’è valsa la pena. La commissione mi ha messo subito a mio agio e non mi sono sentita sotto pressione e dopo una settimana mi arrivò comunicazione della mia ammissione.
Uno delle esperienze più belle vissute durante il corso è stata la preparazione dello spettacolo Lo schiaccianoci, allestito presso il Piccolo Teatro Strehler. È stato un momento intenso per me, poiché tornavo in teatro, ma anche perché fu la prima esperienza di lavoro di squadra che vivevo a pochi mesi dall’inizio del corso. Ci occupammo della preparazione di tutti i costumi previsti in scena: sistemazione dei camerini, sistemazione di ogni costume per tutti i personaggi, lavaggio, stiratura e preparazione per il giorno seguente. I sarti erano sempre gli ultimi a lasciare il teatro!
Partii per Londra e presi in affitto una stanza in una casa condivisa con altri lavoratori in trasferta. Lo stage ha rappresentato un’esperienza davvero significativa e arricchente, perché lo staff in cui ero inserita era composto da persone molto disponibili a insegnare il proprio mestiere e ad agevolare il mio inserimento. Lavorai come assistente sarta alla produzione di Manon Lescaut e Lo Schiaccianoci. Fui fortunata, poiché capitai in un periodo dell’anno in cui c’era molto lavoro da svolgere.
Non mi sono mai sentita una stagista, ma parte di un gruppo di lavoro. Ultimato lo stage, la manager del comparto costumi dell’English National Ballet mi propose di tornare, una volta concluso il percorso in Accademia, per lavorare a contratto. Ovviamente non mi feci scappare questa occasione: pochi giorni dopo la fine del Corso di sartoria teatrale, ero già a Londra!
Questo è il vero plus dell’Accademia Teatro alla Scala: gli allievi vengono subito messi a stretto contatto con veri professionisti del settore, che lavorano tutti i giorni in teatro e che insegnano tutto senza riserve. L’Accademia prepara davvero al mondo professionale: ho avuto la possibilità di lavorare con i sarti dei laboratori più importanti d’Italia, che collaborano quotidianamente con i più noti teatri del mondo. Da ciascuno di loro ho cercato di “rubare” un pezzettino, per diventare altrettanto brava e preparata, e mi impegno costantemente per mettere in pratica tutto quello che ho appreso.
Tutte le mattine mi sveglio alle 7 e faccio una bellissima camminata di 45 minuti per arrivare alla stazione della metro di London Bridge, che mi porta vicino al nuovo edificio dell’English National Ballet. Inizio a lavorare intorno alle 9 e fino alle 17. Le mie giornate sono tutte diverse: a volte si lavora su prototipi per nuovi progetti da presentare al costumista per approvazione, altre volte lavoriamo direttamente ai costumi richiesti per uno spettacolo. Se per esempio mi capita di dover confezionare cinque costumi uguali, mi preparo prima tutte e cinque le basi e una volta portati a termine i primi cinque, passo ad altro. Qui il ritmo di lavoro è molto inteso, ma io amo questo mondo!
Ai futuri allievi del Corso di sartoria dell’Accademia Teatro alla Scala vorrei dire questo: «Intraprendete questo percorso solamente se ci credete davvero e se amate questo mondo. Dall’esterno sembra tutto facile e bello, ma questo è un mestiere che richiede molto impegno, dedizione e sacrificio. Sarete i primi a entrare in teatro e gli ultimi a uscire: dovete essere presi da vera passione per quello che fate!».