Manca solo un mese alla chiusura delle iscrizioni ai corsi 2022-23 e vogliamo ispirarvi il più possibile con le storie di successo dei nostri ex allievi.
Leggete quella di Stella Raciti, giovanissima sarta teatrale che abbiamo raggiunto in questi caldi giorni di agosto.
“Ho studi di estetica alle spalle: lontani dalla sartoria, ma che con essa condividono il senso di bellezza visiva e la manualità. Al termine, ho trascorso un anno di apprendistato presso un salone di acconciature a Monza, la mia città: l’idea era quella di studiare in seguito trucco teatrale e muovermi nel mondo dello spettacolo.
Mia mamma insegna teatro, diciamo che questa passione mi scorre nel sangue…
Al termine dell’apprendistato mi sono concessa un anno sabbatico, durante il quale ho seguito corsi di musical e ho recitato in spettacoli di prosa. Quindi mi sono iscritta a un corso di sartoria civile.
Volevo spaziare e capire in quale ambito del teatro muovermi poi: l’esempio di mia mamma mi ha insegnato che in questo settore è importante saper fare un po’ di tutto, può sempre servire.
E’ in questo modo che ho trovato l’Accademia Teatro alla Scala: cercando in internet corsi di trucco e sartoria per lo spettacolo. I programmi didattici proposti dalla scuola scaligera – che prima, lo ammetto, non conoscevo – mi hanno incuriosita parecchio. Mi ha colpito in particolare il Corso di sartoria teatrale per la concezione estetica e l’altissima precisione che traspariva da ogni immagine scovata sui canali digitali dell’Accademia.
Prima di iscrivermi alle selezioni, ho preso parte all’Open Day. Ci sono andata con mia nonna! In quell’occasione ho avuto modo di incontrare e conoscere la docente di tecniche di confezione, Pasqualina Inserra, una professionista di altissimo livello – come ho avuto modo di scoprire poi giorno dopo giorno. Sempre nell’ambito dell’Open Day ho potuto osservare e toccare con mano alcuni abiti realizzati in precedenti edizioni del corso, che erano esposti nelle diverse aule: sono stata catturata dalla differente resa dei dettagli, visti da vicino e da lontano, da quella che può essere la distanza del pubblico dal palcoscenico. Nulla era lasciato al caso.
L’Open Day ha decisamente accresciuto il mio desiderio di partecipare al corso, tuttavia mi sono iscritta alle selezioni senza troppe speranze: mi sentivo ancora lontana, tecnicamente, da tutta quella precisione… e invece non andò affatto male, sono state premiate la passione e la voglia di fare.
L’anno trascorso da allieva mi ha regalato molto, oltre alle tecniche necessarie per realizzare quanto richiesto. Fra le esperienze più significative ricorso la collaborazione con la Scuola di Ballo in occasione dell’allestimento de Lo schiaccianoci, una delle coreografie che gli allievi presentano nel periodo natalizio al Piccolo Teatro di Milano. Da un lato, la determinazione e la professionalità dei giovani danzatori è stata fonte di grande ispirazione. Dall’altro, preparare i camerini e occuparci dei cambi veloci come sarte di palcoscenico mi ha insegnato a gestire le tempistiche, a trovare precisione nella rapidità e ad avere un buon rapporto con gli artisti. Durante una messa in scena, un’opera o un balletto, le relazioni sono tutto… Noi abbiamo il compito di aiutare gli artisti, che provano già molto stress per via del confronto con il pubblico cui sono chiamati, e non dobbiamo aggiungere altra ansia ma, al contrario, trovare attraverso i nostri gesti una maniera per rassicurare quei professionisti. Una sarto poi, così come una truccatrice, mette le proprie mani sul corpo dell’altro, cosa che richiede un grande rapporto di fiducia, che sarà stato costruito prima, durante le prove, se si è appreso a lavorare nel modo più adeguato.
Non è semplice e non è nelle corde di tutti, eppure è essenziale tanto quanto saper cucire bene.
Un’altra esperienza che mi ha fatto crescere è stata la Cenerentola per i bambini, con i Solisti dell’Accademia di Canto. In quel caso avevo due difficoltà: la prima era data dall’enormità degli spazi del Teatro alla Scala! Vi assicuro che passare da una quinta all’altra, quando poi tutto si svolge in proscenio e dovete attaccare un bottone al volo, non è affatto rapido come può sembrare.
In quella circostanza, io in particolare mi occupavo della vestizione del personaggio di Alidoro, che nell’allestimento scaligero ha una giacca con numerose ali che vanno collegate l’una all’altra attraverso dei bottoncini. Era un’operazione che richiedeva un certo tempo e andava effettuata con cura, altrimenti le ali non si sarebbero aperte nel modo corretto con un buon effetto scenico. Mentre io operavo con asoli e bottoni, il basso cantava la sua parte, tenendomi compagnia e, in qualche modo, segnando il tempo.
Come vi raccontavo prima, le relazioni sono tutto in teatro. Uno spettacolo è il risultato di un intenso lavoro di squadra ed è incredibile il numero di persone che si avvicendano alla preparazione di un’opera lirica, al di là degli artisti che il pubblico applaude in palcoscenico.
Il corso dell’Accademia offre numerosi vantaggi, rispetto a proposte simili di altri enti, e uno di questi è proprio l’attenzione riservata a questi aspetti, grazie a materie trasversali inserite regolarmente nel programma didattico, e alle esperienze sul campo in contesti di pregio. Abbiamo lavorato sempre, anche durante il lockdown… ho fatto fuori tutte le lenzuola che avevo in casa per eseguire i lavori che ci vnivano proposti!
Avevo scelto il corso attratta principalmente dalla parte pratica, non sapendo cosa aspettarmi per il resto, e devo dire che ho prodotto davvero tanto. Con molti errori, a volte, certo… ma sono quelli e le correzioni dei grandi esperti che compongono il Corpo Docente che permette di imparare al livello più alto.
Terminata l’Accademia mi sono mossa immediatamente per mettere a frutto quanto appreso, ma allo stesso tempo per cimentarmi anche in un nuovo ambito come mi piace fare, e ho trovato uno stage a Monza presso una sartoria di abiti da sposa. Il corso in Accademia permette di affrontare più ambiti lavorativi, infatti, nonostante il grosso del programma sia incentrato su quello teatrale.
Tuttavia, c’erano anche delle differenze fra la confezione per lo spettacolo e quella per le spose. Cambiano molto i materiali: in teatro si usano tessuti più grezzi, che vengono poi lavorati, decorati e anche modificati e, di conseguenza, spesso si opta anche per qualcosa di più economico. I costumi devono essere resistenti, sopravvivere a più prove e spettacoli con interpreti di diversa corporatura – quindi vanno messi e rimessi a misura. Per un abito da sposa che normalmente è pensato per un giorno solo, invece, si prediligono tessuti pregiati, più costosi e incredibilmente delicati e rovinabili.
Ho approfittato molto anche dell’anno nella sartoria spose, comunque, apprendendo nuove tecniche. Al termine, avrebbero voluto che rimanessi in sartoria, ma preferisco esplorare altri mondi. Ho sostenuto proprio in questi giorni un colloquio per entrare in un atelier di alta moda, un settore che prevede tecniche sartoriali ancora differenti.
Conoscerò il responso a breve…incrociate le dita per me!”