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  • Hall of Fame: Chiara Isotton, alla conquista del palcoscenico

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    Bellunese di 36 anni, Chiara Isotton ha studiato al Conservatorio di Venezia e si è laureata in Storia presso l’Università Ca’ Foscari. L’abbiamo incontrata per la Hall of Fame e ci ha raccontato com’è arrivata fra i finalisti del concorso di Canto e poi fra gli allievi dell’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici.

    Le iscrizioni all’Accademia di Canto si chiudono il 12 maggio, non aspettare: tutti i dettagli sono qui.

    “La passione per il canto nasce fin da bambina: la mia famiglia mi mandò a seguire un corso per cantori di coro di voci bianche nel mio paese e così ho iniziato a cantare. Mentre frequentavo le scuole medie, mi portarono a vedere un’opera teatrale a Treviso e rimasi folgorata…un vero colpo di fulmine. Così ho proseguito lo studio anche durante il liceo.

    Dopo il diploma, ricordo che non ero molto sicura in merito a quale strada intraprendere; scelsi di iniziare l’Università, ma parallelamente provai anche qualche concorso. Il primo di rilievo che vinsi fu al Teatro Lirico di Spoleto: un’esperienza bellissima che mi ha portato a debuttare nel 2013 con Tosca, un ruolo importante. Avevo 27 anni. Nello stesso anno venni a conoscenza del concorso per il Corso per cantanti lirici dell’Accademia Teatro alla Scala e mi presentai alle selezioni.

    Ricordo come fosse ieri il momento dell’audizione per l’Accademia: non ero mai entrata al Teatro alla Scala e mi sembrava un sogno trovarmi lì. Mi ricordo di essermi persa quel giorno e mi ritrovai nel retropalco; mi affacciai sulla platea per orientarmi e mi sentii nel posto giusto al momento giusto. Feci due prove eliminatorie: una coi maestri Finazzi e Scalera per la prova a prima vista e poi quella di movimento scenico con Tiziana Colombo in palcoscenico, accompagnata dal pianista Michele D’Elia. Il giorno dopo, un colloquio motivazionale.

    Ricordo benissimo Daniele Borniquez – responsabile del Dipartimento Musica dell’Accademia – che comunicava i vincitori: da lì è cambiata la mia vita.

    L’Accademia è molto impegnativa, ma ti prepara benissimo al mondo del lavoro. A me ha insegnato una disciplina: sono sempre stata molto organizzata, ma musicalmente finché non sono arrivata in Accademia ho sempre vissuto di rendita, non mi sono mai trovata nella situazione di dover gestire quotidianamente la mia voce. Ho imparato così a gestire le mie possibilità vocali durante la settimana. Se il sabato mi attende uno spettacolo, devo tener conto che dal lunedì al venerdì devo saper dosare le ore di prove per arrivare preparata e non stanca all’evento.

    Ricordo con affetto le lezioni di gruppo in Accademia con Renato Bruson e Luciana D’Intino, che sono state molto utili per tutta la mia carriera. Avevamo molte lezioni anche di lettura dello spartito con i maestri Scalera, Finazzi, Calzi e Spadaro – i più bravi che abbiamo in Italia a mio parere.

    Il primo anno sono stati impartiti anche insegnamenti di danza e di movimento scenico con Tiziana Colombo e Marco Gandini; all’inizio, devo essere onesta, ero rimasta perplessa, invece si sono rivelati fondamentali per migliorare la gestualità ed il mio portamento sul palco.

    Una delle emozioni più grandi che ho vissuto in Accademia è stato sicuramente il giorno del mio diploma, nel giugno del 2015: cantai “Pace, pace mio Dio” da La forza del destino di Giuseppe Verdi con la direzione del maestro Ranzani, con il quale stavo già lavorando nello stesso periodo per il ruolo di Lisa, nella Lucia di Lammermoor di Donizetti. Un’energia stravolgente!

    Poi ricordo i viaggi: ebbi la fortuna, infatti, di viaggiare tanto grazie all’Accademia in quegli anni.

    Uno fra tutti quello in Corea, dove ebbi l’immensa fortuna di cantare con Renato Bruson. Ci trovammo in Oriente per due concerti organizzati per festeggiare i 130 anni dall’istituzione delle relazioni politiche tra Italia e Corea. Mi esibii presso il Sejong Centre di Seoul e presso il Teatro dell’Opera di Daegu, in un recital dedicato in prevalenza a Giuseppe Verdi. In buca la Incheon Philarmonic Orchestra diretta da Carlo Palleschi.

    In realtà si trattava di un momento delicato per il paese, in lutto nazionale per una tragedia navale accaduta poco tempo prima del nostro arrivo. Quando arrivò il momento di decidere il bis a fine spettacolo, anche grazie all’aiuto di un altro allievo dell’Accademia di origine coreana, che partecipava al concerto, ci venne insegnato un canto tradizionale coreano. L’Orchestra attaccò ed il teatro esplose in tutto il suo entusiasmo e fu un’esperienza emotiva fortissima.

    Stavo ancora studiando in Accademia quando debuttai al Teatro alla Scala come Sacerdotessa nell’Aida, diretta da Zubin Mehta, ed Alisa nella Lucia di Lammermoor già ricordata prima.

    Concluso il percorso alla Scuola scaligera, ho debuttato nel ruolo di Mimì, per la Bohème, e poi sono stata scelta dall’agenzia InArt Management – da Luca Targetti, che purtroppo ci ha lasciato un anno fa a causa del COVID-19. Luca era un uomo eccezionale e come lui tutti i suoi collaboratori, con cui ho iniziato un percorso che mi ha permesso di continuare ad esibirmi.

    Anche durante la pandemia ho potuto cantare – certo, all’estero. Sono stata Tosca a Nagoya, alla Fenice e al NNTT di Tokyo.

    Oggi lavoro a nuovi importanti progetti e non vedo l’ora che i teatri italiani possano riaprire al grande pubblico!


    Foto:
    Brescia-Amisano (c) Teatro alla Scala
    Ivan Balderramo
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    Accademia Teatro alla Scala, oggi presieduta da Giuseppe Vita e diretta da Luisa Vinci, è considerata fra le istituzioni più autorevoli per la formazione di tutte le figure professionali che operano nello spettacolo dal vivo: artistiche, tecniche e manageriali. La proposta didattica si articola in quattro dipartimenti (Musica, Danza, Palcoscenico-Laboratori, Management) per una trentina di corsi frequentati ogni anno da oltre 1.700 allievi.

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