L’Accademia Teatro alla Scala dedica un corso annuale e un workshop propedeutico alla fotografia e video di scena, elementi che sempre più spesso, attraverso proiezioni, si inseriscono nella regia degli allestimenti e che, soprattutto, hanno il compito importante di fissare nel tempo la magia del palcoscenico.
Anna La Naia, ex allieva del corso che ha firmato numerosi scatti utilizzati per la comunicazione istituzionale della scuola scaligera, si è raccontata per noi.
Leggi l’intervista e ricorda che le iscrizioni al Corso e al Workshop di foto, video e new media sono ancora aperte: chiedi informazioni a infocorsi@accademialascala.it oppure iscriviti direttamente alle selezioni su iscrizioni.accademialascala.it
Anna, da dove nasce la passione per la fotografia?
La passione per la fotografia è sempre stata con me, fin da bambina. È nata con mio nonno, che ne era un amatore. Ricordo che faceva viaggi incredibili in Africa, Europa, in tutto il mondo e ogni volta che tornava ci proiettava tutte le fotografie che aveva fatto. Mi ha aperto un mondo.
È stato proprio lui a regalarmi la mia prima reflex in prima liceo. Da lì sono diventata la “fotografa ufficiale” della famiglia e in qualsiasi viaggio estivo che facevamo ero sempre dietro la macchina a scattare. Ho iniziato a livello amatoriale ovviamente, ma mi ha aiutato fotografare in modo molto consistente.
Come hai conosciuto l’accademia e cosa ti ha spinta ad iscriverti al corso?
In generale ho sempre sentito mio il mondo dell’arte dalla scelta del liceo artistico fino al percorso a Brera studiando Pittura, e la decisione poi di proseguire in Accademia. Ho conosciuto la realtà scaligera intorno al 2011, quindi ero molto giovane. Il coordinatore del Corso di foto, video e new media, Filippo Toppi, ha seguito una collaborazione tra l’Accademia e il mio liceo: il progetto prevedeva una serie di incontri propedeutici a portare in scena al Franco Parenti un’opera rivisitata, il Don Giovanni.
Da quel momento ho avuto il pallino di voler intraprendere un percorso di formazione in Accademia specializzandomi nella fotografia teatrale, perché per me il teatro rappresentava l’unione perfetta di due ambiti artistici che amavo, quello culturale e quello fotografico. Dopo l’università, nel 2017, mi sono iscritta dunque alle selezioni e sono stata felicissima quando ho scoperto di essere stata presa. Da lì è iniziato tutto.
Come ti sei trovata con la tua classe e i docenti? Hai qualche ricordo specifico?
Devo dire che sono stata molto fortunata con la mia classe, eravamo molto uniti, ci aiutavamo tanto. Lo ricordo come uno degli anni più sereni e belli della mia vita. Sicuramente una delle mie docenti, Laura Ferrari, è stata un punto di riferimento incredibile in quanto mi ha fatto scoprire Photoshop e tutte le possibilità illimitate che racchiude questo strumento. Ogni momento del modulo con lei è un bellissimo ricordo. Tra l’altro ho avuto la fortuna di averla prima come insegnante e dopo come collega, perché ho lavorato con lei a diversi progetti!
E dopo l’Accademia?
Appena finito il corso sono stata selezionata per una collaborazione con la Prima Diffusa, per realizzare un’installazione audiovisiva nel Castello Sforzesco composta con riprese e fotografie delle prove di Attila, l’opera scelta per il 7 dicembre 2018. Seguiva il progetto un nostro docente, Luca Scarzella, in veste di professionista privato con il suo studio, lo Studio Vertov, uno dei più importanti di Milano. È stata un’esperienza molto professionalizzante e formativa.
Successivamente ho fatto un po’ di tutto, piccole commissioni e grandi lavori. Ricordo un bel progetto per la Fondazione Bracco, Socio Fondatore dell’Accademia, per una mostra intitolata “Milano con gli occhi di Leonardo”, realizzata in occasione dei 500 anni della sua morte. Mi sono anche avvicinata al mondo del burlesque e al mondo sportivo, cosa per me importante perché ho capito che la contaminazione di settori diversi a quello culturale porta arricchimento del proprio stile e della propria tecnica.
Con la pandemia ho avuto un grande blocco, purtroppo comune a tutto il settore artistico. Sono fortunata, però, per avere in essere una collaborazione con la Scala che è rimasta sempre costante: attualmente, infatti, seguo il progetto della SCALA TV, la nuova piattaforma di streaming del Teatro.
Quindi ora lavori più con il video che con la fotografia?
Sì, ho notato nettamente questo shift dopo la pandemia. Ho iniziato a fare molte più riprese video e a occuparmi di regia, montaggio, eccetera. Era un filone che si è imposto fortemente nel teatro, ma non solo.
Anche per l’Accademia stessa ho lavorato molto in ambito streaming, perché la direzione presa ormai è questa.
In un mondo che era diventato statico, quindi anche le fotografie non bastavano più. Ancora oggi percepisci una domanda forte per la dimensione video? In futuro preferiresti specializzarti nel video o nell’ambito fotografico?
Sì, c’è ancora molta richiesta per la produzione video e streaming, anche se lavorare in ambito puramente fotografico è quello che mi auspico per il futuro. Quello che un po’ mi manca infatti è aver accantonato per forza di cose la fotografia, ma sono comunque felice di quello che sono riuscita a costruire fino ad ora. Ho anche iniziato a viaggiare per lavoro e sicuramente uno degli obbiettivi è farlo sempre di più.
Cosa è importante per te quando lavori all’interno di un team?
Per me è molto importante il lato umano nel lavoro. È un ambiente molto competitivo quindi avere un rapporto e una comunicazione chiara e onesta con i colleghi è fondamentale. In Accademia non ho mai percepito la competizione ma nell’ambito lavorativo invece bisogna tirar fuori i denti.
Un consiglio a tutti i prossimi partecipanti del Corso di foto, video e new media?
Siate aperti nell’apprendere nuove cose: io avevo iniziato il corso con solo la fotografia come obiettivo, il video mi era completamente estraneo. E invece negli anni è diventato parte della mia vita e la sua conoscenza mi ha aperto molte porte. Soprattutto però abbiate pazienza, è un mestiere che si costruisce piano piano. Costruitevi il nostro portfolio e non abbiate timore di fare esperienze anche fuori dall’ambito teatrale, come accennavo prima. Ogni cosa ti insegna e ti sorprende in modo costruttivo.
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Il ritratto di Anna La Naia è uno scatto di (c) Marta Baffi