Prosegue il viaggio fra le storie degli ex allievi in carriera e giugno ci porta a scoprire, per la Hall of Fame, il mondo di Victoria Duarte.
Victoria ha frequentato sia il Corso per hair e make-up artist sia quello di Special make-up e ci ha raccontato com’è arrivata a essere oggi un’apprezzata freelance.
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Victoria, partiamo dalle tue origini…
Sono uruguayana, ma grazie al lavoro di mio padre, che è un diplomatico, ho viaggiato molto con la mia famiglia e mi sono trovata a studiare in diversi Paesi, dall’Uruguay al Brasile, dall’Argentina agli Stati Uniti, sino in Italia.
Terminato il liceo, a sedici anni, mi sono iscritta all’Accademia Strasser di Montevideo, dove ho studiato fashion design. Amo molto realizzare vestiti, ma non per la passerella: per me stessa.
Poi ho studiato disegno industriale, sempre in Uruguay, ma ho capito subito che non era proprio la mia strada. Mentre seguivo questo corso, infatti, anziché studiare quel che dovevo mi truccavo, tutto il giorno. Mia mamma mi ha spinta quindi a lasciare l’industrial design e a pensare a trucco e acconciatura come un possibile sbocco professionale, cosa che non mi era mai balenata in mente.
È stata lei a trovare i corsi dell’Accademia Teatro alla Scala e me li ha subito proposti. Così, nel 2016, mi sono trasferita in Italia.
Come sei arrivata ai corsi dell’Accademia?
Credo che chiunque, nel mondo, conosca il nome del Teatro alla Scala. Nella mia famiglia, fra l’altro, si ascolta molta musica classica e opera, quindi era una realtà ben nota, essendo uno dei teatri musicali più importanti del mondo. Anche per me è sempre stata normale, questa consuetudine con musica di un certo tipo; quando avevo quindici anni, per esempio, per me era più naturale ascoltare una sinfonia di Mozart che la hit pop del momento.
Quindi, pensando di coniugare le mie passioni – moda, sartoria, trucco – mia mamma ha pensato al trucco teatrale e quale miglior punto di partenza della Scala? Abbiamo scoperto che esisteva un’Accademia legata al Teatro e non nutrivamo alcun dubbio sulla qualità dei programmi proposti ancor prima di approfondirne i contenuti. Quando li ho visti, avrei voluto iscrivermi a ogni corso: quello per attrezzista, quello di sartoria… era tutto splendido!
Hai scelto subito il Corso per hair e make-up artist?
In realtà mi sono trasferita con l’idea di provare subito le selezioni per il Corso di special make-up, ma una volta incontrato lo staff dell’Accademia sono stata orientata a iniziare con il Corso di trucco. Alla fine ho frequentato entrambi! Sono felice di aver preso questa decisione e di aver seguito entrambi in questo ordine: il corso di trucco è più spendibile, ma gli effetti speciali mi danno un’incredibile energia. Il primo, tuttavia, è indispensabile per il secondo.
Che ricordo hai del primo impatto con l’Accademia?
Ricordo le difficoltà linguistiche! Non conoscevo quasi nulla di italiano: capivo molte cose, ma non potevo parlare. Mi ero fatta l’idea che avrei potuto sostenere il colloquio motivazionale in inglese, invece era solo in italiano – questo perché è la lingua d’elezione del teatro d’opera ed è molto importante parlarlo, per chi vi lavora. Non mi sono assolutamente scoraggiata, in ogni caso. Mi sono detta che in qualche modo mi sarei fatta capire: ho mischiato tutte le lingue che conoscevo e ho iniziato proprio dichiarando apertamente: “non so parlare la vostra lingua, ma vedrete che mi capirete”. Ha funzionato e l’anno dopo potevo conversare tranquillamente con tutti.
Quindi, il Corso per hair e make-up artist, che all’epoca si chiamava Corso per truccatori e parrucchieri teatrali. È stato utile?
Incredibilmente utile, ho imparato davvero molto. Sapevo truccarmi, ma quanto alle tecniche di trucco teatrale non conoscevo nulla. Così come tutta la parte relativa all’acconciatura, davvero interessante. E poi ci sono tanti risvolti: già il fatto di poter assistere a prove e opere in cartellone alla Scala, un plus unico dei corsi dell’Accademia, è un’opportunità che non capita più nella vita. Anche solo questo, vale oro! Poi, per esempio, l’idea di realizzare acconciature e parrucche di alta qualità con materiali di recupero, “casalinghi” – per esempio, io ho realizzato una parrucca per una valkiria utilizzando la pasta. È un approccio particolare, che ti rende adatto a operare in qualsiasi contesto indipendentemente dal budget a disposizione.
Raccontaci questo progetto, le Valkirie.
Eravamo stati divisi in gruppi di due persone e dovevamo appunto creare le parrucche e le acconciature per i personaggi dell’opera di Wagner. Mi sono fissata subito con l’idea di modellare delle corna, non so perché, e ho creato delle gigantesche corna di schiuma. La nostra parrucca ruotava quindi attorno a questo elemento. E via poi con la pasta, intendo proprio la pastasciutta cruda. Quella, un po’ di pelle nera e un po’ di capelli finti e molta inventiva. Non è stato semplice accordarsi con la mia partner di progetto, avevamo idee molto diverse; ma poi siamo riuscite a trovare un punto di incontro ed è stato soddisfacente portare a termine qualcosa insieme, partendo da visioni iniziali diametralmente opposte. Si trattava del progetto conclusivo del corso, quindi rappresentava un momento importante: non potevamo arrenderci.
Una volta terminato il corso, ti sei ritrovata in Scala per lo stage…
Un sogno davvero: al Teatro alla Scala tutti i giorni, per quasi un mese e mezzo.
In quanto stagisti, eravamo chiamati ad apprendere tutto quello di cui si occupa un truccatore dietro le quinte, anche asciugare il sudore dei ballerini. Vi sembra una cosa strana e spiacevole? Per me era semplicemente elettrizzante, non solo perché avevamo la possibilità di assistere a tutti gli spettacoli – e in quel mese e mezzo ho visto direttamente dal retropalco almeno quattro titoli importanti – ma perché si facevano cose che mai avresti immaginato, tutte comunque importanti per la buona riuscita sulla scena. Per esempio, potevano chiedermi di coprire un vistoso tatuaggio, in modo che anche sotto i riflettori e con il sudore non si vedesse. Oppure c’era magari un ballerino o un mimo con pochi capelli e dovevo coprire i buchi, così che dalla platea non si percepisse la zona senza peli. Queste sfide mi facevano impazzire.
Ho sfruttato ogni secondo di questa esperienza e ho esplorato l’intero teatro in ogni angolo.
Ho anche qualche aneddoto.
Una volta, per esempio, sono rimasta da sola nel camerino delle prime ballerine e una di loro aveva bisogno di indossare una tiara, ma nutriva qualche perplessità nell’essere acconciata da una stagista perché – non conoscendo il mio livello di preparazione – temeva che la tiara le cadesse durante le sue evoluzioni. Dopo 5 minuti, però, è arrivata la chiamata in palcoscenico da parte del direttore di scena. Ho insistito perché mi permettesse di provare e le ho proposto un accordo: se la tiara fosse caduta, poteva chiedere espressamente di allontanarmi dal Teatro. Non era molto convinta, ma alla fine non aveva opzioni, perché doveva proprio presentarsi in palcoscenico e non poteva farlo senza diadema. È andata a finire che mi sono trovata altre volte nel camerino delle prime ballerine!
Dopo lo stage hai frequentato il Corso di effetti speciali. Lo stesso mondo o un altro mondo?
Il programma per hair e make-up artist prevede una parte teorica che è estremamente importante e propedeutica. Si studia la luce, i colori, il viso, la merceologia. Per special make-up ti trovi da subito in laboratorio e impari a fare con quello che hai.
Funziona così, per darti un’idea: vedi una scarpa, ti piace la texture della suola, ti ricorda la pelle grinzosa di un vecchio. Bene, prova a rifarla, a ricalcare lo stesso effetto su gomma o silicone. Devi pensare molto fuori dagli schemi, mentre trucco e acconciatura è un percorso più “accademico”.
Vedi questa differenza di approccio anche nell’abbigliamento e nell’attitudine degli allievi: le truccatrici sono tutte eleganti e truccate a loro volta. Per effetti speciali, a volte finivo addirittura senza scarpe a lavorare otto ore di seguito alla mia postazione, e si è sempre, costantemente sporchi. Non ci si può levare di dosso la polvere di gesso.
Sono due realtà Yin e Yang. Ma se non avessi seguito il corso per hair e make-up artist, non avrei affrontato cose come la color theory o lo studio della luce. Due percorsi semplicemente complementari.
Anche per special make-up ti sei trovata alle prese con un progetto particolare. Vuoi raccontarcelo?
Si è trattato della Prima Diffusa, incentrata sull’Attila. Noi effettisti siamo stati chiamati a dar vita al volto del personaggio precedentemente immaginato dai costumisti. Si è trattato di un progetto lungo, non semplice anche perché in team – eravamo quattro o cinque per ciascun volto – decisamente stancante ma anche estremamente soddisfacente. Non ci si pensa a quanto sia difficile realizzare anche solo una guancia perché sembri vera.
Abbiamo lavorato almeno un mese e mezzo, una lunga gestazione necessaria per una manifestazione di rilievo come la Prima Diffusa. È stato complicato mettere un punto fermo, dire “adesso è finito, consegniamo”, perché vorresti sempre migliorare qualcosa e non terminare mai.
Victoria, è passato qualche anno dall’esperienza scaligera. Dove ti ha portato la vita e di che cosa ti occupi, oggi?
Oggi vivo in Portogallo, a Ericeira, e lavoro a Lisbona. Mi occupo di trucco, sono una freelance e collaboro con diversi studi di produzione.
Prima della pandemia sono stata a Barcellona, dove seguivo il make-up in particolare per cortometraggi. Mi sono trasferita dopo i vari lockdown, perché ovviamente il Covid ha portato crisi del mercato del lavoro un po’ ovunque e qui non ci sono molti truccatori effettisti. Vorrei aprire il mio laboratorio, non ne esiste uno in questa zona; in ogni caso, mi muovo per realizzare i miei sogni.
Un consiglio per chi vuole intraprendere lo stesso percorso?
Fallo solo se hai passione.
Come vi raccontavo, in me è nata molto presto. Se io ero stanca, per esempio, ero capace di impiegare fino a cinque ore per truccarmi, e uscivo che ero un’altra persona. Questo mi dava carica e relax, era il mio modo di svagarmi.
Riuscire a trasformare un hobby in lavoro ti toglie la fatica. Stai facendo quello che ti piace e attraverso quell’attività ti mantieni, ti paghi la vita e cresci.
È la chiave del successo, anche perché si tratta di una professione difficile, non bisogna pensare che sia una passeggiata. Ti ruba ore e ore e devi essere in grado di relazionarti anche con persone “particolari” come gli artisti, sviluppando notevoli doti diplomatiche!
Potete seguire Victoria Duarte su https://victoriasfxmakeup.portfoliobox.net/