Selezioni di propedeutica alla danza 2021: convocazioni alla visita medica
alumni accademia la scala ex allievi vokopola, fatma said, francesco bondi
Alumni Accademia La Scala, una piattaforma per gli ex allievi

Elisabetta Campanelli è una giovane lighting designer romana, laureata nel 2004 in Disegno Industriale presso La Sapienza di Roma; successivamente si è specializza in “Design e Tecnologie della Luce”, con un master del Politecnico di Milano e, nel 2015, è entrata nel Corso per lighting designer dell’Accademia Teatro alla Scala. Dal 2017 è docente per la stessa Accademia scaligera, dove insegna 

L’abbiamo incontrata in un breve momento di pausa, mentre si trovava a Roma per seguire la messa in scena  di Madama Butterfly nell’allestimento firmato da Àlex Ollé de La Fura dels Baus.

 

Ti ricordiamo che le iscrizioni al Corso per lighting designer a.a. 2021/22 stanno per chiudersi. Hai tempo fino al 23 settembre, clicca qui per iscriverti alle selezioni! 

 

All’inizio fu… l’amore per la luce.

“Ricordo che fin da piccola mi piaceva disegnare in chiaro/scuro. Ho sempre subito una fortissima attrazione verso il tema della luce. Sentii parlare per la prima volta della figura professionale del lighting designer mentre studiavo all’Università a Roma e me ne sono letteralmente innamorata. Quando ero ancora una studentessa di Disegno Industriale a La Sapienza iniziai ad occuparmi di design di corpi illuminanti, ma sentivo il bisogno, sono onesta, di approfondire maggiormente la materia e così mi misi a cercare in Italia dei corsi che mi permettessero di specializzarmi. Dopo la laurea, scelsi il master in “Design e Tecnologie della Luce” presso il Politecnico di Milano. Un percorso post laurea della durata di un anno circa.  Grazie al quale ho potuto lavorare presso due aziende del settore: un anno presso la Trilux Italia e cinque anni presso la Erco Illuminazione, nell’ufficio progettazione. In questi sei anni lavorativi ho affrontato moltissimi progetti di illuminotecnica per l’architettura: dal monumentale al residenziale, dal museale al retail, ovvero per tutto ciò che riguardava la progettazione della luce indoor e outdoor.

 

Dopo questa prima fase del mio percorso professionale, ho sentito l’esigenza di voler approfondire ulteriormente la mia formazione. Mi interessava acquisire una gestione consapevole affinché la luce potesse fungere come mezzo di valorizzazione di un’opera d’arte, di un bene architettonico o di un ambiente in generale.

Sono un’appassionata d’arte ed amo il valore simbolico e artistico che la luce può acquisire se ben progettata. Inoltre, da molti anni pratico la danza e mi appassiona il mondo del teatro e delle performing arts.

 

elisabetta campanelli docente accademia scala illuminazione architettonicaUna decisione importante: dall’architettura all’opera lirica.

 Ad un certo punto ho deciso di cambiare vita, ovvero ho lasciato l’azienda in cui lavoravo: non è stato facile, una scelta maturata in almeno due anni, poiché lasciavo un posto sicuro e che tutto sommato mi piaceva, ma sentivo di essermi un po’ fermata. Non potevo aggiungere molta creatività in quello che facevo. Ero molto vincolata dalle esigenze dell’azienda. Avevo bisogno di muovermi.

Mi sono dimessa e ho iniziato a lavorare come freelance a Milano, città che ormai era diventata la mia casa. Nel frattempo, decisi di fare un altro grande salto, volevo diventare una light designer per l’opera lirica e lo spettacolo dal vivo.

 

Il Corso per lighting designer dell’Accademia Teatro alla Scala

Ero venuta a conoscenza del Corso per lighting designer dell’Accademia Teatro alla Scala durante il primo master, ma avevo bisogno di lavorare e fare esperienza, così ho aspettato qualche anno per tentare le selezioni.

Leggendo il programma del corso e i nomi dei docenti che vi insegnavano capii subito che sarebbe stata la mia grande occasione per poter affrontare un percorso che contemplasse le mie passioni: arte e luce. Così finalmente mi decisi ad iscrivermi.

La prova d’ammissione era costituita da una prova scritta con domande di tipo tecnico o di cultura generale sul mondo del teatro. Poi seguiva un colloquio motivazionale per capire il reale profondo interesse per il corso e la professione. Venni ammessa, era il 2015, tornavo di nuovo tra i banchi di scuola perché non si smette mai di imparare.

Personalmente penso che la forza di questo corso sia la possibilità di avere in aula a disposizione diretta dei veri professionisti del settore e soprattutto di grandissimo livello.

 

Inoltre, le ore di formazione pratica sono moltissime: per esempio gli allievi possono assistere alle prove luci del Teatro alla Scala e quindi vedere all’opera i professionisti del settore, apprendere i loro tempi tecnici e meccanismi che spesso sulla carta si perdono se non si vivono direttamente. Ricordo di non aver mai mancato uno di questi appuntamenti, erano troppo importanti.

 

Lo stage e le nuove opportunità di lavoro.

Durante il corso ho avuto la possibilità di seguire le lezioni di Marco Filibeck, lighting designer presso il Teatro alla Scala, e la fortuna di poter svolgere con lui anche lo stage curriculare. Dalla fine dello stage ho iniziato subito a lavorare con lui e tutt’ora collaboro spesso come sua assistente. Insieme lavoriamo principalmente per gli spettacoli della nota compagnia La Fura Dels Baus: siamo stati ad esempio al Teatro dell’Opera di Roma, all’Operà de Lyon, al Festival di Caracalla, al Festival dell’Opera di St. Gallen in Svizzera e al Royal Opera House di Londra per citarne alcuni. 

Ho proseguito comunque con la libera professione, ricercando la collaborazione di registi come Gianmaria Aliverta, regista lirico. Con lui dal 2018 ho lavorato per diverse produzioni in Italia e all’estero e, tra queste, nel 2020-21 abbiamo girato anche un film all’interno del Teatro Massimo di Palermo che si chiama “Torneranno i bei momenti”, evocativo del periodo di emergenza trascorso a causa del COVID-19. 

Nel corso della stagione lirica appena trascorsa sono stata chiamata dal Teatro Real di Madrid e dal Teatro De La Maestranza di Siviglia in occasione della produzione de Un Ballo in maschera prodotto dal Teatro La Fenice di Venezia.  Un ballo in maschera molto particolare consentitemi di dire… diretto durante le normative anti covid-19 ovvero con attori e personaggio distanziati e una storia d’amore vissuta sulle note de “Ecco l’orrido campo” ma a distanza. In Spagna i teatri non hanno mai chiuso e nonostante la particolarità dello spettacolo, rivedere il pubblico in platea e sentire il calore degli applausi, mi ha fortemente toccata.

A giugno sono stata chiamata a Rotterdam dalla coreografa Silvia Giordano come lighting designer per una sua produzione di Danza Contemporanea. Dal 2017 insegno Illuminazione Architettonica nel Corso per lighting designers presso l’Accademia dove una volta anch’io sono stata allieva. Passare dall’altro lato della cattedra è una vera sfida, ma mi piace moltissimo.”

 

Segui Elisabetta Campanelli su www.eclighting.net/


Foto header © Robert Alcain

Foto interna © Gianpaolo Parodi